Insicurezza in Mali, oltre 401mila sfollati a fine settembre

di claudia
sfollati ituri (rd Congo)

Alla fine di settembre 2021, il numero di sfollati interni in Mali era stimato a 401.736 in tutto il Paese a causa della persistenza di incidenti di sicurezza nel nord, nel centro e nelle regioni di Ségou e Koulikoro. A ricordare il dato è un rapporto della Rete del sistema di allarme rapido sulla carestia (Famine Early Warning System Network) dal quale si evince che un “timido ritorno” dei rifugiati e di alcuni sfollati sarebbe in corso “sulla base di negoziati e accordi tra le comunità, e sta continuando con il sostegno del governo e delle agenzie umanitarie”.

I conflitti armati per l’82 per cento degli sfollati, i conflitti comunitari per il 43 per cento e i disastri naturali per il 10 per cento rimangono le principali ragioni di spostamento. Secondo lo stesso rapporto, il 66 per cento degli sfollati interni vive principalmente in famiglie ospitanti, rispetto al 28 per cento in siti spontanei e al 5 per cento in centri collettivi.

Nell’ambito dell’assistenza umanitaria stagionale, più di 985.283 persone, ovvero il 75 per cento dei bisognosi, hanno ricevuto assistenza alimentare mensile, principalmente sotto forma di contanti/coupon, e sostegno ai mezzi di sussistenza (726.069 persone) e sotto forma di contanti, da gennaio ad agosto 2021 dal governo e dai partner umanitari secondo un report del Food Security Cluster di settembre. Nello stesso periodo, 245.307 sfollati hanno ricevuto assistenza alimentare e non alimentare nell’ambito del meccanismo di risposta rapida, che continua in tutto il Paese.

La situazione della sicurezza rimane infatti “volatile” nelle regioni settentrionali e centrali del Mali e si è deteriorata a partire da luglio nelle zone settentrionali di Niono, Ségou e Nara. Sebbene secondo l’Armed conflict location & event data project (Acled), tra agosto e settembre, sia stata osservata una diminuzione complessiva del 18 per cento del numero di agguati (con 85 incidenti a settembre rispetto ai 104 di agosto), attacchi armati, scontri tra gruppi armati, rapine e assassinii mirati continuano ad interrompere le attività socio-economiche nelle zone interessate. Il calo del reddito legato a queste perdite di attività e le difficoltà di accesso umanitario riducono la capacità delle famiglie di soddisfare adeguatamente i loro bisogni alimentari e non alimentari, secondo il report della Rete del sistema di allarme rapido sulla carestia.

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