Sarebbe sufficiente la ricchezza dei cinque uomini più ricchi del Paese a mettere fine alla povertà in Nigeria. A denunciarlo è la Ong Oxfam nel suo rapporto «Inequality in Nigeria – Exploring the drivers». Secondo i responsabili dell’organizzazione britannica, nonostante l’attuale recessione economica, «una piccola élite sta diventando sempre più ricca» mentre più della metà della popolazione nigeriana è ancora alle prese con la miseria.
«In Nigeria, la disuguaglianza economica ha raggiunto livelli estremi – è scritto nel rapporto -, e trova espressione nelle lotte quotidiane della maggior parte della popolazione a fronte di accumulo di enormi ricchezze da parte di un piccolo numero di individui». «Mentre più di 112 milioni di persone vivono in povertà – continua il rapporto -, i 5 nigeriani più ricchi, per dilapidare il loro patrimonio personale, devono spendere 1 milione al giorno per 42 anni di fila».
Secondo i calcoli di Oxfam, per aiutare i nigeriani che vivono al di sotto della soglia di povertà estrema, sarebbero necessari 24 miliardi di dollari. «Questa somma – denuncia Oxfam – è inferiore al totale della ricchezza posseduta dai cinque nigeriani più ricchi, che ammonta a 29,9 miliardi di dollari».
Ma chi sono questi Paperoni nigeriani? Il più ricco (e famoso) è certamente Aliko Dangote. Magnate del cemento, ha allargato i suoi interessi anche ad altri settori e possiede un patrimonio di 14,4 miliardi di dollari. Alle sue spalle: Mike Adenuga (telecomunicazioni), con un patrimonio di 9,9 miliardi di dollari; Femi Otedola (industria petrolifera), 1,85 miliardi; Folorunsho Alakija (industria petrolifera e moda), 1,55 miliardi; Abdul Samad Rabiu (raffinazione dello zucchero, cemento, immobiliare), 1,1 miliardi.
Il rapporto è stato contestato dal Governo nigeriano che ha accusato Oxfam di aver pubblicato uno studio senza utilizzare una metodologia chiara e un linguaggio consono. Perplessità anche dal mondo degli affari. Secondo Tola Odukoya, amministratore delegato di di Fsl Asset Management Limited, interpellato dal quotidiano «Vanguard»: «Il rapporto non è troppo lontano dalla verità. Non c’è dubbio che ci sia tanta povertà nel Paese, ma non credo che sia giusto mettere la croce sulle spalle dei cinque principali imprenditori, perché sono imprenditori privati che hanno costruito la loro ricchezza attraverso il duro lavoro. Il livello di povertà è qualcosa che dovrebbe essere risolto a livello politico».