di Valentina Giulia Milani
Sempre più Paesi africani stanno mettendo in orbita i propri satelliti, una tendenza positiva che solleva però dei dubbi, soprattutto sulla competizione geopolitica che ne deriva. L’accesso alle tecnologie satellitari spesso infatti dipende da collaborazioni con nazioni come la Cina, gli Stati Uniti e l’Europa.
Ad oggi, un totale di 17 Paesi africani ha messo in orbita più di 60 satelliti. Negli ultimi dodici mesi, insieme al Senegal, anche Gibuti e Zimbabwe hanno visto i loro primi satelliti diventare operativi. Inoltre, dozzine di altri satelliti africani dovrebbero essere lanciati in orbita nei prossimi anni. Una tendenza positiva che però mostra ancora lacune e solleva anche qualche dubbio.
Mentre numerosi Paesi africani stanno sviluppando programmi spaziali, l’accesso alle tecnologie satellitari spesso dipende da collaborazioni con nazioni come la Cina, gli Stati Uniti e l’Europa. Queste collaborazioni offrono benefici tecnologici, ma rafforzano anche l’influenza geopolitica di questi Paesi sul continente africano.
Secondo alcuni osservatori, infatti, la competizione geopolitica attorno ai satelliti africani riflette l’interesse delle grandi potenze mondiali nello spazio come un’arena strategica emergente.
Cina e Stati Uniti, per esempio, sono particolarmente attivi nel sostenere i programmi spaziali africani. La Cina ha finanziato e fornito supporto tecnico a molti Stati africani per sviluppare le loro capacità satellitari, costruendo satelliti e stazioni di terra, oltre a formare tecnici locali. Questo non solo aiuta lo sviluppo tecnologico dell’Africa, ma rafforza anche i legami diplomatici con Pechino, inserendo l’Africa in un quadro più ampio di cooperazione strategica con la Cina. Gli Stati Uniti, d’altro canto, pur partecipando a progetti spaziali africani attraverso il settore privato, non hanno ancora integrato lo spazio nelle loro principali politiche estere verso l’Africa. Tuttavia, ci sono raccomandazioni affinché gli Stati Uniti aumentino la loro collaborazione scientifica e rilassino le restrizioni commerciali nel settore spaziale
L’Europa, tramite programmi come Digital Earth Africa e il progetto satellitare IRIS^2, cerca di collaborare con le nazioni africane per migliorare l’accesso a tecnologie spaziali in ambiti come il monitoraggio ambientale, la gestione delle risorse idriche e la sicurezza alimentare. Tuttavia, c’è anche un lato competitivo: queste partnership tecnologiche non sono solo orientate allo sviluppo, ma possono rafforzare la posizione geopolitica dell’Europa nel continente, fanno notare gli analisti.
Non mancano però gli aspetti positivi della corsa al lancio di satelliti resa possibile dalla “riduzione dei costi che ha aperto il mercato”, ha detto a Bbc Kwaku Sumah, fondatore e amministratore delegato di Spacehubs Africa, una società di consulenza spaziale.
“È importante che i Paesi africani abbiano i propri satelliti”, ha aggiunto Sumah il quale ha spiegato che questo significa per l’Africa un maggiore controllo sulla tecnologia e un accesso più semplice ai dati satellitari. “Le informazioni ottenute potrebbero aiutare gli africani a monitorare le colture, a rilevare le minacce poste da eventi meteorologici estremi come le inondazioni o a migliorare le telecomunicazioni nelle aree remote”, ha spiegato.
Ma puntare audacemente allo spazio è ancora visto come “qualcosa per l’élite” in Africa, secondo Jessie Ndaba, cofondatrice e direttrice di Astrofica Technologies, una società tecnologica spaziale sudafricana che progetta satelliti.
Per Sarah Kimani, del dipartimento Meteorologico del Kenya, citata da Bbc, i satelliti si sono rivelati fondamentali per aiutare lei e i suoi colleghi a monitorare condizioni meteorologiche pericolose. Ricorda di aver utilizzato i dati di osservazione terrestre forniti da Eumetsat, un’agenzia satellitare europea, per monitorare una grande tempesta di polvere a marzo.
Un’altra criticità, però, consiste nel fatto che molte nazioni africane con giovani programmi spaziali dipendono da tecnologie e esperti stranieri. Alcuni Paesi hanno inviato studenti e ingegneri all’estero per acquisire conoscenze tecnologiche spaziali. “Il problema è che, quando tornano, non c’è laboratorio, non c’è una struttura adatta per il loro lavoro”, ha detto a Bbc Temidayo Oniosun, direttore generale di Space in Africa, una società di ricerca di mercato e consulenza.
Il nuovo satellite del Senegal, per esempio, è stato costruito da tecnici senegalesi ma lo sviluppo del satellite è stato reso possibile grazie a una partnership con un’università francese e che il satellite è stato lanciato su un razzo SpaceX Falcon 9 dalla California.