La visita di Benjamin Netanyahu in Africa avrà una duplice valenza, personale e diplomatica. Dal punto di vista diplomatico, questo è il primo tour di un premier israeliano in Africa da vent’anni a questa parte. Toccherà Uganda, Kenya, Malawi ed Etiopia. In Uganda, Netanyahu parteciperà a un vertice antiterrorismo con i leader di Ruanda, Tanzania, Kenya, Sud Sudan, Etiopia, Zambia e Malawi.
L’intenzione del premier è però quella di riallacciare i rapporti tra Israele e l’Africa. Subito dopo la nascita di Israele, Tel Aviv strinse ottimi rapporti di collaborazione con gran parte dei Paesi africani. Alcuni di essi vennero sostenuti da Israele nella loro lotta per l’indipendenza. Negli anni Sessanta e Settanta, però, l’incancrenirsi della guerra in Palestina e l’affermarsi della logica dei due blocchi portarono a un forte peggioramento dei rapporti. Molte nazioni africane, soprattutto quelle legate al blocco sovietico, ruppero addirittura le relazioni diplomatiche con Israele. Tel Aviv mantenne un’ottima collaborazione, in particolar modo nei settori militare e nucleare, con il Sudafrica del regime bianco dell’apartheid (mentre l’Anc di Mandela stringeva i suoi rapporti con l’Olp di Yasser Arafat).
E infatti Netanyahu ha dichiarato al periodico ugandese «Daily Monitor» la sua volontà di «mettere fine a decenni di ostilità» e «a convincere i Paesi africani a smettere di votare contro Israele alle Nazioni Unite». L’obiettivo è rafforzare sia «i legami bilaterali sia quelli multilaterali».
Per Netanyahu questa visita avrà anche un forte significato personale. Nel corso della sua permanenza in Uganda, il premier israeliano farà anche visita al punto in cui suo fratello maggiore Yoni è morto il 4 luglio 1976. Yoni era il comandante del reparto d’elite dell’esercito israeliano, commando Sayeret Matkal, che fu incaricato di liberare i 250 passeggeri di un volo Air France da Israele alla Francia che era stato dirottato a Entebbe (Uganda) da un gruppo di palestinesi e tedeschi. L’operazione riuscì, ma Yoni venne ferito a morte e fu l’unico caduto israeliano del blitz.