Ormai il sistema è entrato a regime. Molti eritrei, etiopi e somali sono già stati espulsi da Israele verso il Ruanda e l’Uganda. Lì ufficialmente dovrebbero ricevere un permesso di soggiorno per motivi umanitari. In realtà, sono costretti a vivere da clandestini e, quindi, tentano di nuovo di fuggire, mettendosi nelle mani di trafficanti senza scrupoli che promettono loro di portarli in Europa. A quel punto, però, per Israele non sono più un problema.
Negli ultimi anni, Gerusalemme si è trovata a fare i conti con un flusso crescente di immigrati del Corno d’Africa. Centinaia di ragazzi e ragazze, risalendo il Sudan e l’Egitto, sono passati attraverso il Sinai (dove spesso sono stati vittime di torture e ricatti da parte dei passeur beduini) e sono arrivati in Israele. Gerusalemme però non vuole che africani di fede musulmana o cristiana si insedino permanentemente nel Paese. In questo modo, infatti, minerebbero l’ebraicità dello Stato israeliano. Quindi non concede facilmente il diritto d’asilo e incarcera gli immigrati illegali. Non potendo espellerli verso le nazioni d’origine perché ha firmato accordi internazionali che impediscono il rimpatrio in nazioni che non garantiscono la tutela dei diritti umani, Gerusalemme ha firmato intese con Uganda e Ruanda affinché questi accolgano le persone espulse da Israele.
I contenuti degli accordi sono segreti ma, secondo un’inchiesta dalla rivista «JeuneAfrique», conterrebbero «sovvenzioni sull’acquisto di tecnologie israeliane, in particolare agricole» per un valore di «milioni di dollari». Il ministro israeliano dell’Interno, Gilad Erdan, si è limitato a specificare le condizioni offerte ai migranti nell’ambito di questi accordi definiti ufficialmente di «rimpatrio volontario». A chi lascia Israele, viene pagato un biglietto aereo e gli vengono dati 3.500 dollari.
Questo sistema di «esternalizzazione» del problema dell’immigrazione, che prevede la «cessione» a Paesi terzi dei migranti che non si intende ospitare si sta diffondendo. È di questi giorni la notizia che l’Australia ha siglato intese simili con Paesi poveri del Pacifico. Verso questi Stati vengono dirottati i migranti che Canberra non vuole sul proprio territorio.
Tornando ai migranti espulsi da Israele, alcuni gruppi di essi sono arrivati nelle scorse settimane in Uganda e Ruanda. Ma, secondo alcune organizzazioni non governative, qui vanno incontro ad abusi. Privati del visto appena arrivati all’aeroporto, i migranti non avrebbero altra possibilità, dopo le prime due notti di soggiorno pagate dal Governo israeliano, che vivere in clandestinità o tentare il viaggio verso un altro Paese disposto a concedere asilo, finendo nelle mani dei trafficanti di esseri umani.