Entro poche settimane, Uganda e Ruanda inizieranno ad accogliere gli immigrati africani deportati da Israele. Da tempo, i due Paesi africani hanno iniziato a ricevere piccoli gruppi di eritrei, sudanesi, etiopi, ma a breve arriveranno circa 40mila persone dallo Stato ebraico. Ad annunciarlo, durante l’udienza di una causa intentata da organizzazioni per i diritti umani che cercano di bloccare la deportazione dei rifugiati, è stato il procuratore Shosh Shmueli che ha dichiarato all’Alta Corte di Giustizia di Tel Aviv che il governo israeliano intende iniziare a deportare i richiedenti asilo attuando gli accordi firmati con i due Paesi. Quando il presidente della Corte Suprema Esther Hayut ha chiesto del programma per le deportazioni, il pubblico ministero ha risposto: «Molto presto». Il giudice ha chiesto «Quanto tempo?». La risposta: «Settimane».
I gruppi per i diritti umani stanno cercando di costringere Israele a fermare le deportazioni e a cancellare una legge che impone ai richiedenti asilo di depositare il 20% dei loro guadagni in un conto al quale potranno accedere solo dopo aver lasciato Israele. Kigali e Kampala hanno ammesso di lavorare con Israele sulla questione dei rifugiati africani, ma poco o nulla hanno rivelato sui dettagli dell’operazione. I gruppi per i diritti umani sostengono che Israele offre a Ruanda e Uganda 5.000 dollari per ogni rifugiato. Inizialmente si trattava di immigrati che volontariamente accettavano il reinsediamento in Ruanda e Uganda. Secondo indiscrezioni, però, ora il Ruanda avrebbe accettato di accogliere anche immigrati deportati contro la loro volontà da Israele. Alla base ci sarebbero anche accordi di cooperazione militare e agricola tra Israele, Ruanda e Uganda.
Il ministro degli Esteri del Ruanda, Louise Mushikiwabo, ha rifiutato di commentare la questione, promettendo di pubblicare informazioni sugli sviluppi futuri. Israele sostiene che l’accordo è stato firmato per il bene dei rifugiati, perché i migranti ricevono incentivi e benefici economici. L’intesa comunque riguarderebbe solo coloro che sono entrati illegalmente in Israele e non sono riconosciuti come richiedenti asilo. Tel Aviv ha inoltre annunciato che vuole chiudere Holot Camp nel deserto del Negev, dove si trovano i rifugiati. Una prigione in cui, secondo i gruppi per i diritti umani, i migranti sono detenuti in condizioni orribili.
L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha dichiarato a The EastAfrican che Kigali non ha risposto alle richieste di informazioni riguardanti l’accordo tra i Paesi. Anche se si ritiene che migliaia siano già stati deportati in Ruanda, l’agenzia delle Nazioni Unite è attualmente in contatto con solo sette individui che sono arrivati in Ruanda tra il 2014 e il 2015. «L’Unhcr non ha informazioni specifiche su quanti sono arrivati negli ultimi anni e se si sono stabiliti qui – ha detto Erika Fitzpatrick dell’Unhcr Ruanda -. L’Unhcr è preoccupato che queste persone non abbiano trovato una sicurezza adeguata o una soluzione duratura alla loro situazione. Molti hanno tentato di ripartire per cercare di raggiungere altri Paesi africani o l’Europa».