I migranti africani potranno lasciare volontariamente Israele entro la fine di marzo ma, se non lo faranno, saranno incarcerati. Il governo di Benjamin Netanyahu ha più volte annunciato l’intenzione di espellere i migranti (in maggioranza eritrei e sudanesi), ma finora gli annunci erano rimasti tali. Ora sembra voglia fare sul serio.
La portavoce dell’autorità per l’immigrazione Sabine Haddad ha dichiarato che i funzionari pubblici hanno iniziato a inviare lettere di espulsione ai migranti invitandoli a lasciare il Paese entro 60 giorni. La portavoce ha aggiunto che il provvedimento dovrebbe riguardare «tra le 15 e le 20mila persone». Per ora, le comunicazioni sono state inviate solo agli uomini senza famiglia e chiunque venga riconosciuto come vittima di schiavitù, tratta di esseri umani e chi ha richiesto asilo entro la fine del 2017, ma non ha ottenuto risposta, «per il momento sarebbe escluso».
L’autorità offrono a coloro che accettano di lasciare il Paese un assegno di 3.500 dollari, un biglietto aereo e un aiuto per ottenere i documenti di viaggio. Sabine ha detto che, se non dovessero partire entro la scadenza, il contributo sarebbe ridotto e «misure di esecuzione» (detenzione) sarebbero adottate contro di loro e chiunque li impieghi.
I migranti eritrei e sudanesi non possono essere rimpatriati. Le convenzioni internazionali firmate da Israele impediscono infatti l’espulsione verso Paesi in guerra o che non riconoscono i basilari diritti civili. Tel Aviv avrebbe così stretto accordi con due Paesi terzi, Uganda e Ruanda che, sebbene abbiano negato tali intese, avrebbero di fatto accettato di accogliere i migranti. Entrambi i Paesi però non hanno i mezzi per assisterli e quindi i migranti, una volta arrivati a Kampala o a Kigali, si metterebbero in cammino per raggiungere l’Europa.
In Israele, l’opposizione ha reagito lentamente. Alcuni piloti di linee aeree israeliane avrebbero dichiarato di non voler espellere i deportati forzati. Alcuni accademici hanno pubblicato una petizione e i sopravvissuti all’Olocausto hanno scritto una lettera aperta a Netanyahu il mese scorso, pregandolo di desistere. Lle Nazioni Unite hanno chiesto a Israele di rivedere il piano, definendolo incoerente e pericoloso.