Si chiama Pnina Tamano-Shata sarà la prima donna ebrea di origine etiope a entrare in un governo israeliano. La sua nomina è stata voluta da Benny Gantz, che sta formando un governo di unità con Benjamin Netanyahu.
Pnina Tamano-Shata ha 39 anni, è nata nel villaggio di Wuzaba, nella regione degli Amara, ed è arrivata nello Stato ebraico nel 1984, quando era soltanto una bambina. È stata salvata nell’Operazione Mosé, uno dei tre giganteschi ponti aerei che portarono in salvo migliaia di ebrei etiopi dal Sudan. Quella degli ebrei etiopi, i Beta Israel (chiamati, senso dispregiativo, anche falasha), è la storia di una comunità antichissima le cui radici non sono ben conosciute. Per secoli hanno costituito una parte importante della società etiope (anche se i membri sono stati spesso perseguitati dai negus cristiani) e hanno sviluppato un proprio modello di ebraismo che, in alcuni aspetti, si è distanziato da quello ortodosso. Quando nel 1974 sale al potere il Derg e poi il suo leader, il «negus rosso» Menghistu Hailè Mariam, alleato al blocco sovietico, le persecuzioni e le violenze nei confronti degli ebrei si moltiplicano.
Israele decide così di riportare in patria i correligionari africani. Tel Aviv prima organizza una missione segreta nel 1980/81, salvandone circa 5.000. Successivamente decide di trasportarli nel proprio territorio in maniera massiccia attraverso ponti aerei. Si susseguono così le operazioni denominate Mosè, Giosuè e Salomone attraverso le quali vengono posti in salvo circa 90.000 ebrei, l’85% della comunità presente.
A guidare l’Operazione Mosé era un certo Benny Gantz, che poi ha voluto Tamano-Shata nel suo partito, e adesso le ha assegnato il ministero dell’Integrazione. Lo stesso Gantz avrà la carica di vicepremier nel nuovo governo, che dovrebbe vedere la luce già questa sera. Le trattative sono state laboriose e per accontentare tutti il nuovo esecutivo avrà 36 ministri, un numero mai visto nella storia di Israele. A guidarlo sarà ancora Netanyahu, che così batterà tutti i record come primo ministro. Fra 18 mesi l’accordo prevede una staffetta con Gantz. Oggi Netanyahu è salito dal capo dello Stato Reuven Rivlin per informalo dell’accordo definitivo con l’ex rivale. Il governo, dove ci saranno anche 16 viceministri, può contare di una maggioranza di almeno 72 deputati sui 120 della Knesset.
L’ingresso di una etiope nel governo rappresenta un’occasione di riscatto per tutti i Beta Israel. Da anni, la comunità, composta da circa 140mila persone, lamenta discriminazioni ed emarginazione nella società israeliana. Questo malcontento è spesso sfociato in proteste, duramente represse dalla polizia (che a volte ha addirittura sparato contro i dimostranti facendo numerosi morti).
Tuttavia, il governo di Israele ha anche varato alcuni programmi per promuovere la crescita economica e sociale della comunità. E, negli ultimi anni, molti israeliani etiopi di seconda generazione hanno avuto successo, raggiungendo importanti posizioni in campo militare, giudiziario e politico.
«Per me, questo è un punto di arrivo e la chiusura di un cerchio – ha detto Tamano-Shata al quotidiano israeliano Maariv –. Quella bambina di tre anni che è immigrata in Israele senza essere accompagnata dalla mamma in un viaggio attraverso il deserto e poi quella donna che ha condotto le lotte per la sua comunità, contro la discriminazione e il razzismo, è ora diventata ministro. Da questa posizione continuerò a battermi per la mia gente».
(Enrico Casale)