Israele – Una parrocchia ad hoc per gli immigrati

di Enrico Casale
migranti in israele

La Chiesa cattolica dedicherà «una parrocchia personale per tutti i migranti e i rifugiati in Israele» e un «vicariato episcopale» a loro dedicato. Lo ha deciso l’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa. Da diversi anni infatti la comunità ecclesiale nello Stato ebraico, spiega il prelato di origine italiana a VaticanNews, «si è arricchita di decine di migliaia di stranieri», che stabilmente vivono nel territorio e affollano le chiese locali. Molti, da tempo, sono diventati «parte integrante» della medesima comunità. Accanto a loro, sono arrivati negli ultimi anni nuovi rifugiati.  Si tratta di «circa 200 mila persone», aggiunge l’arcivescovo: «Sono filippini, indiani, srilankesi, c’è un po’ di tutto, pure dall’America Latina, anche se ora un po’ meno. Poi ci sono i rifugiati, che sono circa 40 mila: vengono soprattutto dall’Eritrea, dal Sudan e dalla Somalia». Non tutti quindi sono di religione cristiana. «Lo scopo è innanzitutto pastorale – osserva mons. Pizzaballa -. Quindi per coloro che sono cristiani si tratta di avere un accompagnamento spirituale, ecclesiale: è doveroso. Poi naturalmente la Chiesa è attiva anche nell’ambito sociale, ad esempio per i bambini: quando gli adulti vanno a lavorare – sperando che vadano a lavorare – i figli sono spesso abbandonati (a loro stessi, ndr); queste forme di aiuto sono indirizzate a tutti, la Chiesa le fa in coordinamento anche con altri enti laici e organizzazioni non governative».

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