Una mediazione a metà. Oggi il premier italiano Giuseppe Conte avrebbe dovuto incontrare sia Fayez al-Sarraj, premier del governo di Tripoli, sia il rivale Khalifa Haftar, uomo forte di Tripoli. Ma le cose non sono andate come previsto. Conte ha incontrato Haftar, ma non al-Sarraj. Quest’ultimo, una volta scoperto che il presidente del Consiglio aveva ricevuto prima di lui il rivale, ha cancellato all’ultimo la tappa a Roma dov’era diretto dopo aver avuto colloqui con il capo della diplomazia europea Josep Borrell. Lo ha detto alla tv al-Ahrar, l’ambasciatore libico all’Ue, Hafed Ghaddur.
Mentre si infittiscono gli incontri diplomatici, sul campo la situazione sta diventando sempre più critica. Sirte, la città in cui è nato Muammar Gheddafi, non appare del tutto sotto il controllo del generale Khalifa Haftar. Lunedì il portavoce di Haftar aveva dichiarato la presa della città, importante centro portuale sull’omonimo golfo. In realtà si è trattato di un’azione incruenta che fonti dei governativi e alcuni analisti spiegano come una ritirata strategica dopo che una brigata salafita-madkhalita, la 604, avrebbe cambiato schieramento, passando dalla parte del generale.
Nonostante ciò, nelle ultime ore le truppe di Haftar hanno avviato un’avanzata verso Misurata, la città 210 km a est di Tripoli detta «la Sparta di Libia» per la forza delle sue milizie. Se Misurata dovesse cadere, Tripoli, che conta sulle milizie misuratine per contrastare l’offensiva dei gruppi della Cirenaica, perderebbe la colonna portante del suo sistema difensivo e rischierebbe seriamente di cadere. E, con essa, il governo di al-Sarraj.