L’Italia e la Gran Bretagna starebbero intavolando una trattativa con l’Eritrea per fermare i flussi migratori verso l’Europa. La denuncia arriva dal prestigioso quotidiano britannico «The Guardian» che, in un’inchiesta, ha rivelato come Roma e Londra starebbero facendo pressioni su Asmara affinché aumenti i controlli alle frontiere ed eviti la fuga di migliaia di persone.
Secondo le Nazioni Unite, ogni mese almeno tremila giovani lascerebbero il piccolo Paese del Corno d’Africa. Fuggono da quella che, la stessa Onu in un recente (durissimo) rapporto, definisce «la Corea del Nord dell’Africa» (cfr «Buongiorno» di Raffaele Masto del 10 giugno 2015). Una nazione governata da un regime repressivo e sanguinario. Non è un caso che ormai gli eritrei rappresentino più del 20% dei migranti sbarcati sulle coste italiane, secondi solo ai siriani, in fuga dalla guerra civile che infiamma il loro Paese.
L’insofferenza verso gli eritrei è crescente in Europa, se è vero che il Segrtetario di Stato norvegese Joran Kellmyr si sarebbe recato in Eritrea per concordare l’ipotesi di poter rispedire indietro i profughi eritrei, facendo carta straccia del diritto di asilo. E, come detto, anche i Governi inglese e italiano avrebbero avviato le trattative con il Presidente Isayas Afewroki. Secondo il reportage di «The Guardian», infatti, funzionari italiani e britannici avrebbero viaggiato fino ad Asmara per testare la disponibilità del regime eritreo a collaborare per fermare i migranti sui confini. Per Asmara ci sarebbe un premio: soldi oppure un ammorbidimento delle sanzioni
Norvegia e Inghilterra nel corso del 2015 hanno già rifiutato molte domande di asilo politico di cittadini eritrei sostenendo che si trattava di migranti per motivi economici (il tasso di rifiuto è passato dal 13% del 2014 al 23% dei primi sei mesi del 2015).
Secondo un funzionario inglese del ministero degli Interni, interpellato dal quotidiano britannico, non ci sarebbero piani immediati per cambiare politica nei confronti dell’Eritrea. E, comunque, «noi prenderemo in considerazione con attenzione i risultati del rapporto delle Nazioni Unite». La speranza è che il Governo italiano faccia altrettanto.