Probabilmente il rinoceronte bianco settentrionale riuscirà a sopravvivere grazie a un laboratorio di Cremona. I ricercatori italiani sono riusciti a ottenere i primi embrioni grazie alla fecondazione artificiale. Il laboratorio è lo stesso che nel 1999 ha clonato il primo toro, Galileo, e nel 2003 il primo equino, Prometea, dimostrano la possibilità di salvare con la riproduzione assistita gli animali selvatici sull’orlo dell’estinzione. Il risultato è stato pubblicato sulla rivista «Nature Communications» dal gruppo internazionale guidato dall’italiano Cesare Galli.
Galli ha fatto maturare 30 ovociti prelevati in vari zoo europei da femmine di rinoceronte bianco meridionale, di cui esistono più di 21mila esemplari al mondo. Degli ovociti prelevati, 17 sono stati fecondati con il seme della stessa sottospecie, mentre gli altri 13 sono stati fecondati con gli spermatozoi congelati di esemplari deceduti di rinoceronte bianco settentrionale, sottospecie «sorella» ma di fatto quasi estinta. Sono stati così ottenuti 7 embrioni di rinoceronte, bloccati a 12 giorni di sviluppo: alcuni sono stati congelati in attesa del trapianto nell’utero di madri surrogate, mentre altri sono stati usati per ottenere cellule staminali embrionali. Queste saranno portate a Berlino, al Max Delbruck Center for Molecular Medicine, per testare tecniche con cui produrre nuovi gameti: l’obiettivo è creare una popolazione di rinoceronti con una ricca diversità genetica.