«Non credo che il ritiro dell’ambasciatore sia una soluzione, non l’ho mai creduto per un semplice motivo: l’ambasciatore è sostanzialmente il rappresentante del suo Paese in un altro Paese. Se si toglie l’ambasciatore di fatto si finisce di dialogare, ma a noi interessa dialogare perché dobbiamo avere la verità su Regeni»: lo ha dichiarato a Radio 24 il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano. «Le pressioni si fanno in mille modi, non si fanno certamente togliendo l’ambasciatore», ha proseguito. E poi: «Ha un senso l’ambasciatore in un Paese, non è una pedina di ricatto».
Secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, in queste ore il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha attivato i massimi vertici del ministero per sentire l’ambasciatore egiziano a Roma e chiedere ulteriori approfondimenti circa la vicenda del ricercatore ucciso. I contatti, che di norma sono affidati alla Segreteria generale del ministero degli Esteri, sono già avvenuti questa mattina.
Un’azione che arriva a pochi giorni dall’incontro tra le due procure, sul cui esito il dicastero aveva espresso la propria «delusione».
«Per noi la vicenda di Giulio riguarda tutto il Paese, è una ferita nazionale. Comprendiamo la rabbia della famiglia Regeni e il loro dolore, ma proprio per arrivare alla verità su Giulio riteniamo fondamentale mantenere i rapporti diplomatici con il Cairo», hanno dichiarato fonti della Farnesina. «La vita di ogni connazionale o la verità su quello che gli è accaduto è prioritaria per noi – sottolineano – Arrivare alla verità per Giulio Regeni è un obiettivo che davanti abbiamo molto chiaro e il cui peso sentiamo nelle nostre coscienze».