«La democrazia è un sistema bellissimo che tutti auspicano, ma a condizione che il contesto, la storia e la cultura di un Paese lo permettano. L’Occidente pretende che tutti si ispirino al suo modello di democrazia, ma non è possibile». In un intervento negli Stati Uniti, Paul Kagame ha duramente criticato l’«esportazione dei valori» da parte di Stati Uniti ed Europa. Il presidente del Ruanda ha portato il suo affondo in risposta alle critiche che sono seguite alla sua rielezione per un terzo mandato avvenuta il 4 agosto.
Alle elezioni, Kagame ha raccolto oltre il 98% dei voti, un risultato ritenuto inaffidabile dagli Stati Uniti, ma non da lui. «Le cose possono avvenire in modo diverso da Paese a Paese – ha detto -. Avrei potuto prendere anche il 100% dei consensi. In Ruanda un simile risultato non è sorprendente».
Questa rielezione è stata resa possibile da un cambiamento nella Costituzione, approvato da un referendum che si è tenuto alla fine del 2015 e che ha eliminato il limite di due mandati presidenziali. Sia il referendum sia le elezioni sono stati tenuti in un clima politico pesante nel quale l’opposizione è stata messa in un angolo.
«L’Occidente parla molto e dà lezioni di democrazia e libertà – ha continuato duro Kagame -. Non si rende conto però che sta imponendo alle persone i propri modelli. In sostanza sta dicendo loro come vivere. E ciò equivale a negare la libertà dei popoli».
A luglio, Amnesty International ha denunciato numerose violazioni dei diritti umani in Ruanda. Per Paul Kagame sono accuse infondate. E ha inferto l’ultimo colpo: «Prima che la Costituzione fosse cambiata, mi è stato detto: “Devi lasciare, qualcun altro deve assumere la tua carica, puoi nominare qualcuno al tuo posto”. Mi vengono date lezioni di democrazia e poi mi si chiede di scegliere il successore. Tutto ciò è ridicolo. Non è democrazia».
