di Claudia Volonterio
Oggi vi portiamo alla scoperta del Kanga, un tessuto tradizionale del Kenya e della Tanzania, che ha origine nel Diciannovesimo secolo. Un intreccio di cotone, messaggi e pensieri utilizzato ancora oggi come una potente forma di comunicazione simbolica.
Il Kanga (conosciuto anche come Leso), si legge sul sito del National Museum of Kenya che gli ha dedicato una mostra, è un tessuto in cotone dal forte significato culturale, storico ed economico. Per più di un secolo è stato un fiore all’occhiello della cultura dell’Africa orientale. Il Kanga è capace di unire donne ma anche uomini di tutte le età e di diverso background socio-economico.
L’origine del nome è probabilmente il derivante dalla parola in kiswahili “Kanga za Mera”, la faraona, che è nera con macchie bianche. I primi tessuti seguono infatti queste trame in bianco e nero, per poi spostarsi verso stampe in rosso e nero realizzate sempre su un tessuto di cotone detto “Merikani”, con motivi che richiamano spesso il floreale o il mondo animale.
Il Kanga è riconoscibile anche per il suo bordo in colori vivaci e per la stampa di un proverbio in kiswahili. Di solito i Kanga vengono acquistati in coppia, ovvero due pezzi cuciti insieme. Come riporta il sito specializzato kitengestore.com, la loro prima apparizione nel continente risale precisamente al 1870, quando le donne musulmane di Zanzibar e quelle di Mombasa, in Kenya, acquistarono pezzi di tessuto in cotone stampato, importati da commercianti portoghesi. Le donne hanno cucito insieme sei di questi scampoli colorati per creare un pezzo di stoffa unico.
Con il tempo la tecnica si è affinata e si è cominciato a usare dei blocchi di legno intagliati per stampare i motivi su un unico pezzo di stoffa, non più parti divise da unire. Oggi la tecnica segue quella tradizionale ma con apporti tecnologici. Il disegno viene prima creato a mano utilizzando un pennello sottile, poi viene digitalizzato e i diversi strati del disegno vengono stampati su schermi di plastica trasparenti. Questi vengono poi trasferiti sui rulli per la stampa. Ogni rullo stamperà un colore diverso sul tessuto.
Se inizialmente nel XX secolo i tessuti erano importati da britannici, americani, olandesi e giapponesi, dagli anni ’70 vennero fondate le prime fabbriche tessili in Kenya e, nel 1985, la Tanzania divenne uno dei maggiori produttori di Kanga. Oggi il mercato è cambiato nuovamente e La Cina è diventata il più grande produttore.
Questi intrecci di tessuto e parole sono portatori di messaggi e significati diversi, ciascuno rappresentante una fase della vita diversa, dalla nascita al funerale. I Kanga comunicano messaggi sociali, politici, religiosi. Quasi tutti le donne in Kenya ne possiedono uno, che indossano in occasioni diverse. Come riporta il sito del museo, tra i Kikuyu un Kanga viene regalato alla madre e alla nonna di un neonato; quando una ragazza raggiunge la pubertà, le vengono donati dei Kanga rossi e neri, per fare due esempi.