Kemi Badenoch, 44, anni, ex ministra dell’Industria, figlia di genitori nigeriani, è la nuova leader del Partito Conservatore del Regno Unito. Viene descritta come combattiva e spiritosa, quanto abrasiva e a volte spregiudicata. Oratrice carismatica, modi decisi, è una convinta sostenitrice della Brexit e di un ritorno al neoliberismo modello Thatcher 2.0, nonché una fautrice delle politiche di chiusura e di espulsione nei confronti degli immigrati irregolari. Aspira a diventare la prima premier nera e di sangue africano nella storia di Downing Street.
Nata a Wimbledon da una coppia di medici originari della Nigeria, cresciuta a Lagos e poi negli Usa, prima di tornare in Inghilterra a 16 anni per completare gli studi e laurearsi sia in ingegneria elettronica (all’University of Sussex), sia in legge (alla Birkbeck, University of London), Badenoch – all’anagrafe Olukemi Olufunto Adegoke – è nota per il suo approccio conservatore senza compromessi e per la capacità di connettersi con elettori di destra, sia urbani che rurali, spaventati dalla crisi economica e dal fenomeno migratorio (ha difeso e avrebbe voluto inasprire l’accordo – cestinato di recente dal governo britannico – sulle deportazioni di irregolari in Ruanda).
Il suo discorso diretto e la sua critica del “woke culture” l’hanno resa popolare tra i conservatori britannici, anche se non senza polemiche. Come ex segretaria per le pari opportunità, Badenoch ha cercato di bilanciare i temi della diversità e dell’integrazione con posizioni conservatrici su famiglia, scuola e immigrazione. Malgrado le sue origini, ha preso le distanze dal movimento Black Lives Matter. Dice di essere una fiera “oppositrice femminista” alla “teoria del gender”. Ha raccontato di essere diventata conservatrice dopo avere conosciuto in università degli studenti bianchi di sinistra che attaccavano il colonialismo e l’imperialismo britannico.
Nonostante l’entusiasmo dei sostenitori, le sfide per Badenoch sono molteplici. Deve affrontare un’opinione pubblica divisa, che si aspetta cambiamenti dopo anni di crisi economica e sociale. Inoltre, dovrà dimostrare di saper unire un partito che negli ultimi anni ha subito divisioni interne. La sua vittoria rappresenta un passo storico, ma il percorso verso Downing Street non sarà privo di ostacoli. La sua abilità di navigare tra complessità etniche, sociali e politiche sarà cruciale per il futuro del Partito dei Tory, bastonato dagli elettori 4 mesi fa, dopo 14 anni al potere, e costretto (almeno per ora) a riunirsi attorno a lei.
Badenoch è la quarta portabandiera donna ad aggiudicarsi la leadership Tory dopo Margaret Thatcher, Theresa May e l’effimera Liz Truss; ma la prima aspirante premier di pelle nera e di sangue africano mai espressa da qualunque forza politica di peso nella storia di un Paese che fu impero. Eletta leader del partito al posto di Rishi Sunak, dopo la batosta alle urne del 4 luglio, nella giornata di ieri ha superato nel ballottaggio finale sancito dal voto di 132.000 iscritti il 42enne super falco anti-immigrazione Robert Jenrick, un ex moderato convertitosi in tribuno populista sul singolo dossier della stretta ai confini.