Kenya a rischio dopo il giuramento da presidente dell’eterno oppositore Odinga

di AFRICA
Kenya a rischio dopo il giuramento da presidente dell'eterno oppositore Odinga

“Io, Raila Amolo Odinga, in piena attuazione dell’alta chiamata, assumo l’incarico di Presidente del popolo della Repubblica del Kenya”, con queste parole l’eterno oppositore keniano Raila Odinga, 72 anni, per la terza volta sconfitto alle elezioni presidenziali in Kenya, ha sfidato il presidente Kenyatta. Lo ha fatto con una breve cerimonia di “giuramento” per sottolineare che non riconosce la vittoria elettorale del riconfermato capo di Stato del Kenya, Uhuru Kenyatta.

Il giuramento è stato pronunciato fra acclamazioni di migliaia di sostenitori nel parco Uhuru di Nairobi. Odinga ha tenuto levata con la mano destra una Bibbia verde, come hanno mostrato immagini trasmesse in diretta dall’emittente “Ktn News”. La cerimonia è durata meno di dieci minuti. Le autorità keniane hanno oscurato almeno due tv per impedire la trasmissione del controverso “giuramento”. Poi, il governo keniota ha dichiarato il Movimento nazionale di resistenza guidato da Odinga un “gruppo criminale”, aprendo la strada a possibili arresti.

Con questo giuramento praticamente Odinga ha gettato il Kenya in una situazione di grande tensione. Non a caso nel giorno del giuramento Nairobi era praticamente deserta. Le parole di Odinga equivalgono ad una dichiarazione di guerra dato che lo scontro politico in Kenya si sovrappone spesso allo scontro etnico tra i Kikuyu di Kenyatta e i Luo di Odinga. Il rischio che negli slum della città scoppino violenze adesso è una preoccupazione più che concreta.

La scelta di Odinga di fare un giuramento pubblico, di chiamare a raccolta i suoi sostenitori equivale a una sfida. La decisione di Kenyatta di dichiarare il suo partito, il Movimento Nazionale di Resistenza, un gruppo criminale è una sorta di accettazione della sfida. Il Kenya è diviso. A dimostrarlo anche le recenti dichiarazioni di Odinga che ha invitato i suoi sostenitori a boicottare tre delle maggiori aziende del paese – la compagnia di telefonia mobile Safaricom, la società casearia Brookside (di proprietà della famiglia Kenyatta) e il produttore di olio da cucina Bidco – accusate di aver favorito la rielezione del capo dello Stato.

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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