Kenya – «Al Shabaab uccide i cristiani per nascondere gli omicidi di musulmani»

di Enrico Casale

«Gli Shabaab si sono alienati gran parte della popolazione somala, che è tutta di religione islamica, per i massacri commessi contro altri musulmani. Per questo ora gli Shabaab in Kenya quando colpiscono un luogo affollato discriminano tra musulmani e cristiani, risparmiando i primi e uccidendo i secondi»: lo spiega all’Agenzia Fides mons. Joseph Alessandro, Vescovo coadiutore di Garissa, dove giovedì santo, 2 aprile, 148 persone sono state uccise nel locale campus universitario, in un assalto deglj Shabaab somali, che hanno scelto le loro vittime sulla base della loro appartenenza religiosa.
«Questo è uno dei motivi per i quali sono presi di mira i cristiani in Kenya, ma ci sono anche altri fattori, anche se il risultato finale è che le vittime sono sempre dei cristiani», aggiunge Mons. Alessandro ricordando che alla vigilia del Natale scorso, erano stati uccisi, con modalità simili, dei lavoratori cristiani a Mandera e che anche nel massacro del centro commerciale Westegate a Nairobi, gli Shabaab avevano preso di mira i cristiani.
«La rivendicazione degli Shabaab afferma che questi attacchi terroristici sono delle ritorsioni per la presenza dell’esercito keniano in Somalia, le cui truppe hanno avuto un ruolo importante nel cacciare gli Shabaab da aree importanti della costa, interrompendo i traffici lucrosi con i quali il movimento integralista si finanziava – sottolinea il Vescovo -. Con queste azioni, gli Shabaab sperano di costringere il Kenya a ritirare le proprie truppe dalla Somalia, permettendo loro di riprendere il controllo delle città della costa, tra cui Mogadiscio, in modo da ricominciare a tassare la popolazione e riavviare i loro traffici».
Colpendo l’università, gli Shabaab hanno voluto colpire la speranza di sviluppo di un’area a lungo ignorata dal governo centrale. «Questo è vero come è vero che studenti e insegnanti sono bersagli facili –  risponde Mons. Alessandro -. Si tenga conto che la maggior parte degli insegnanti vengono da altre parti del Kenya e che qui non si sentono a casa loro. Questo perché la zona di Garissa storicamente faceva parte della Somalia. Gli inglesi hanno tracciato una linea retta per delineare il confine tra Somalia e Kenya, separando una tribù somala. In realtà il confine è molto poroso e la gente passa da una parte all’altra con molto facilità” conclude il Vescovo coadiutore di Garissa. (08/04/2015 Fonte: Fides.org)

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