Per mesi, diverse organizzazioni antidoping hanno condotto uno studio sul sistema di doping degli atleti keniani. Usando statistiche, interviste con atleti di primo livello, allenatori, professionisti della salute. Ne è emerso un sistema corrotto unico al mondo per le sue caratteristiche.
Lo studio innovativo è stato realizzato da agenzia mondiale antidoping (Wada), l’agenzia keniana antidoping (Adac) e l’Athletic integrity unit. «Siamo tutti preoccupati. Il fenomeno è serio», spiega uno degli analisti. Il Kenya è risultato essere uno dei tre Paesi in cui gli atleti sono i più drogati. Dal 2015, la nazione ha conosciuto dozzine di casi di doping.
Il rapporto mostra che il fenomeno non è organizzato, che non è il prodotto di una programmazione statale o di una rete criminale. Sono gli stessi sportivi a volerlo. Non ci sono prove di doping «istituzionalizzato», conclude il rapporto. «Alcuni non sanno nemmeno che le droghe hanno conseguenze», spiegano alla Wada. I campioni keniani possono facilmente accedere a prodotti vietati andando in farmacia o durante un trattamento medico. Molti non conoscono le regole anti-doping.
Il nandrolone è la sostanza più utilizzata. Economico, questo steroide è facilmente accessibile e può essere usato per via orale. Il sondaggio non annuncia ancora misure concrete.