Uso spropositato, anzi brutale, della forza per far rispettare le disposizioni in materia di prevenzione della diffusione del coronavirus. Un giudice dell’Alta Corte ha emesso un ordine, riferiva ieri il Daily Nation di Nairobi, che impone all’ispettore generale di polizia di rendere pubbliche entro 48 ore le linee guida per i responsabili delle squadre di agenti qualora si renda di nuovo necessario intervenire per far rispettare il coprifuoco.
Le pesanti operazioni delle forze dell’ordine dei giorni scorsi avevano scosso anche i vescovi. Il 28 marzo la Commissione cattolica Giustizia e pace della Conferenza episcopale, presieduta da John Oballa Owaa, vescovo di Ngong, ha diramato un comunicato stampa inequivocabile fin dal titolo: Sulla brutalità della polizia. In esso, dopo aver ringraziato «il nostro governo per tutte le misure adottate, che includono informazioni tempestive sulle misure preventive, chiusura delle frontiere, anche ai voli internazionali, organizzazione di centri di isolamento e, ultimamente, il coprifuoco dal tramonto all’alba», si denunciano appunto gli «atti brutali e inaccettabili» della polizia, che hanno colpito anche donne e bambini nonché giornalisti e venditori di generi alimentari.
I vescovi propongono otto punti da tener presenti per scongiurare il ripetersi di episodi simili. Eccoli, nella nostra sintesi:
- I cittadini vanno apprezzati per la loro natura laboriosa e resiliente, così da garantire loro, senza interruzioni, i mezzi di sussistenza.
- L’attuazione delle forze dell’ordine ieri in tutto il Paese, specialmente a Mombasa, è inaccettabile. Tali atti brutali non fanno che aggiungere lesioni a persone già vulnerabili, esponendole ulteriormente, comprese le stesse forze di sicurezza, al rischio di contrarre il virus.
- Esortiamo comunque le forze dell’ordine a far rispettare il coprifuoco, purché sempre nel rispetto dei diritti umani, dello Stato di diritto e dell’accesso alla giustizia, come previsto dalla nostra Costituzione.
- Da parte del governo è fondamentale una migliore organizzazione. Ringraziamo la contea di Mombasa [dove si sono verificati gli episodi più brutali, NdR] per le misure adottate al fine di osservare e garantire il buon ordine.
- Sollecitiamo anche la polizia e tutto il personale addetto alla sicurezza a osservare, quando controllano la folla, le direttive del governo in materia di distanziamento sociale.
- La maggior parte dei keniani, in particolare quelli che vivono in aree a basso reddito, possono fare affidamento solo sul guadagno giornaliero: devono quindi poter continuare a svolgere le loro attività. Allo stesso tempo, è responsabilità di tutti ottemperare al coprifuoco dalle 19 alle 5 del mattino.
- Prestino attenzione al coprifuoco anche i datori di lavoro, elaborando piani di protezione dei propri dipendenti nel rispetto dell’orario di coprifuoco, così da evitare il ripetersi di eventi come quelli cui abbiamo assistito ieri. Dobbiamo svolgere ciascuno il proprio ruolo.
- Dobbiamo ricercare opzioni, anche creative, che soddisfino ogni categoria di cittadini in questo periodo critico.
«Cerchiamo di essere i custodi dei nostri fratelli e sorelle – conclude mons. Oballa – e di essere solidali con l’umanità mentre ci sforziamo di contenere la diffusione del Covid-19». E, naturalmente, «continuiamo a pregare che Dio perché ci aiuti a uscire da questa pandemia».
Foto Nation Media Group