Kenya – Kenyatta: una legge per punire chi usa la fede per arricchirsi

di Enrico Casale
il presidente kenyatta

«La nostra Costituzione accorda ad ogni keniano il diritto di culto e sostengo totalmente questo diritto. Ma non permetteremo ai malfattori di usare la religione per derubare i keniani», ha affermato il Presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, spiegando il senso della nuova regolamentazione delle confessioni religiose («Religious Societies Rules 2015»), che sta suscitando un vivo dibattito tra il governo e le confessioni religiose. I vescovi cattolici hanno fortemente criticato la proposta legislativa.
Di fronte alla prese di posizione delle confessione religiose keniane, il Presidente ha ordinato al Procuratore Generale di consultarsi con i rappresenti religiosi per far sì che le nuove disposizioni non minino i principi di libertà di culto radicati nella Costituzione.
Rivolgendosi alle autorità religiose, Kenyatta ha affermato che «occorre lavorare insieme per sradicare coloro che usano la religione per arricchirsi. Si tratta di ladri e vanno trattati con il disprezzo che meritano».
Le «Religious Societies Rules 2015», oltre a cercare di contrastare coloro che fanno uso delle Chiese a fini predatori, intendono impedire che le moschee vengano usate come luogo di reclutamento e di crescita di una nuova generazione di terroristi attraverso la predicazione integralista.
Oltre alla registrazione delle diverse confessioni religiose, le nuove regole prevedono che i pastori e i predicatori siano titolari di un diploma da parte di un’istituzione teologica accreditata.
Le nuove regole prevedono inoltre che ogni organizzazione religiosa abbia almeno un terzo dei propri officianti composto da keniani e che gli officianti e i leader religiosi stranieri per potere esercitare in Kenya abbiamo il permesso di lavoro, un documento di identità, oltre al passaporto e una lettera di presentazione da parte di un’ambasciata.
I vescovi cattolici e anglicani hanno replicato che le loro Chiese hanno la capacità di autoregolarsi; un’affermazione che è stata accolta dal Presidente, che ha affermato: «la situazione migliore è l’autoregolamentazione».
(22/01/2016 Fonte: Fides)

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