In Kenya, un gruppo di donne masai residenti nella contea di Laikipia sono protagoniste di un’impresa per salvaguardare l’ambiente in cui vivono. Queste zone infatti sono caratterizzate dalla diffusione di specie vegetali invasive, i Fichi d’India. Insieme operano per raccoglierli e destinarli ad altri usi, come la trasformazione in biogas o in oli ad uso cosmetico.
Questi cactus importati nel primo Novecento sono specie invasive che crescono anche nelle zone più aride e si riproducono velocemente, con la complicità involontaria degli animali, come babbuini o elefanti, che ne consumano i frutti disperdendo i semi nell’ambiente. Un gruppo di donne masai di Laikipia, riporta Africanews, ha costituito un’associazione, il gruppo Manyatta Women di Iloplei Twala che oggi conta 203 membri impiegati nella conversione della polpa di cactus in combustibile ecosostenibile e facilmente utilizzabile anche nelle loro case. Si tratta di una vera e propria innovazione che risolve due problematiche, quello dell’invasione dei cactus e quello del sostentamento.
Secondo le stime del Centre for Agriculture and Bioscience International (CABI) con sede nel Regno Unito, i cactus invasivi e incontrollati potrebbero invadere oltre il 70% dei pascoli naturali, con un impatto significativo sui pascoli.
Oltre al combustibile dal cactus si possono ottenere altri benefici, perché eliminata la superficie di spine, il frutto è commestibile ed è una fonte per realizzare un olio ad uso cosmetico dalle grandi proprietà.
“I semi li mettiamo nell’essiccatore dove li maciniamo per ottenere l’olio, l’olio lo restituiamo al gruppo delle donne che poi lo utilizzano per realizzare cosmetici, il bagnoschiuma, la lozione per il corpo. E dal frutto facciamo il succo e la marmellata”, spiega ad Africanews Serah Wangare, una delle donne facenti parte dell’impresa.
Con il loro lavoro le donne sono in grado di gestire fino a sedici ettari di terra. Oltre a questo metodo nella zona si agisce con macchinari appositi per sradicare i cactus e seppellendolo in fosse profonde. Un impegno in cui è coinvolta tutta la comunità, ma che vede protagoniste le donne, in prima linea per salvare la biodiversità delle loro terre.