Kenya, l’eroina è un problema sempre più grande

di claudia
droga

La dipendenza da eroina in Kenya sta diventando un problema sempre più grande. Tradizionalmente terra di passaggio dall’oriente, dai Paesi produttori, all’Europa e l’America, oggi il Kenya è anche terra di consumo: i dati più recenti dell’Unodc, l’Ufficio delle Nazioni unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, stimano che in Kenya ci siano circa 27.000 consumatori di eroina. Dati che, tuttavia, andrebbero aggiornati perché sono risalenti addirittura al 2019, epoca pre-Covid.

In particolare, l’uso e l’abuso di eroina tra i keniani si sta diffondendo in particolare lungo la costa: a Lamu, l’arcipelago a 240 chilometri da Mombasa, la dipendenza da eroina è diventata un problema di salute pubblica significativo. L’ospedale King Fahd ha istituito una clinica specializzata per l’abuso di sostanze, dove viene distribuito metadone e vengono messe in campo politiche di recupero dalla tossicodipendenza. Ma è un po’ come fermare uno tsunami a mani nude: l’Unodc stima che ogni anno circa 22 tonnellate di eroina transitino lungo la costa dell’Africa orientale, di cui circa 2,5 tonnellate, per un valore approssimativo di 160 milioni di dollari, sono destinate al mercato locale in Kenya.

In una nota ufficiale Boniface Wilunda, Programme management officer presso l’Unodc, ha detto che “abbiamo quella che chiamiamo la rotta meridionale, ed è la rotta più lunga dai campi di produzione di eroina in Afghanistan. I trafficanti trafficano eroina dall’Afghanistan, attraverso la costa orientale fino all’Oceano Indiano, fino all’Africa meridionale e poi attraverso la costa occidentale dell’Africa, nel tentativo di raggiungere i mercati nelle Americhe e in Europa”.

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