È di almeno tre morti, e di decine di feriti, il bilancio delle vittime delle nuove manifestazioni di protesta tenutesi ieri in diverse città del Kenya. Ieri infatti a migliaia sono scesi in piazza, in diverse città del Kenya, per quello che è stato chiamato “martedì di chiusura totale”, una giornata di protesta organizzata per chiedere le dimissioni del presidente keniota William Ruto.
I disordini sono scoppiati nelle principali città del Paese, tra cui Nairobi, la capitale, e sono esplosi sempre quando la tensione si è alzata e i manifestanti sono entrati in contatto con le forze di sicurezza, che inizialmente per tenerli alla larga hanno utilizzato gas lacrimogeni e cariche di alleggerimento. In diverse città però si sono anche sentiti degli spari, durante gli intensi scontri: “Due persone hanno perso la vita oggi nelle proteste, non possiamo accertare la causa della morte a causa dell’interferenza dei manifestanti, che hanno preso d’assalto l’ospedale e hanno portato i corpi alla stazione di polizia locale non appena sono arrivati” ha detto un medico dell’ospedale di Kibwezi. nella contea di Machakos, nel Kenya orientale, citato dai media locali.
Una terza vittima ci sarebbe stata a Nairobi. In una nota, la Croce Rossa ieri ha fatto sapere che “il nostro personale e i nostri volontari sono attivamente sul posto, fornendo servizi essenziali di primo soccorso”.
La situazione era tesa sin dalle prime ore del mattino: a Nairobi, temendo saccheggi e atti vandalici, i commercianti e i negozianti erano di guardia fuori dai loro negozi armati di spranghe e bastoni e non si esclude che abbiano avuto un ruolo negli scontri.
Nonostante alcune concessioni da parte del governo in seguito alle massicce proteste che hanno portato alla cancellazione della legge finanziaria per ordine presidenziale e il licenziamento dell’intero gabinetto dei ministri e dell’ispettore generale della polizia del Kenya, le proteste vanno avanti e nel mirino oggi c’è un solo uomo: il presidente William Ruto. La violenza di ieri inoltre è stata alimentata anche dai sospetti che alcuni dei corpi smembrati trovati nel finesettimana in una discarica di Nairobi, e collegati ieri all’operato di un presunto serial killer che avrebbe confessato, possano essere di manifestanti uccisi nelle proteste di giugno: almeno 42 persone sono rimaste uccise durante le proteste iniziate il 18 giugno contro gli aumenti fiscali programmati, secondo un rapporto della Commissione nazionale per i diritti umani del Kenya.