Sono tornati a casa cinque giovani keniani, tra cui un famoso fumettista, scomparsi poco prima delle vacanze di Natale nell’ambito di una vera e propria ondata di sparizioni forzate di attivisti, 80 persone almeno negli ultimi sei mesi.
Amnesty International Kenya ha accolto con favore i rilasci e ha esortato “lo Stato a liberare tutti i rapiti e a chiamare a risponderne i responsabili”.
Uno degli attivisti tornato a casa è il noto Kibet Bull (nella foto), famoso per i suoi meme animati critici nei confronti del presidente, che su X ha annunciato ieri in diretta il suo rilascio: ai suoi 105.000 follower ha raccontato di essere stato abbandonato nella città di Luanda, a circa 370 km dalla capitale keniana Nairobi, dove era stato visto l’ultima volta a dicembre. Sua madre ha dichiarato alla Bbc di sentirsi “rallegrata” dopo aver appreso la notizia del ritorno del figlio.
Tra gli altri attivisti rilasciati ieri c’è anche lo studente 24enne Billy Mwangi di Embu, nella regione centrale del Monte Kenya: il parlamentare locale Gitonga Mukunji ha detto ai giornalisti che il signor Mwangi “è stato frustato e picchiato in una stanza buia. È traumatizzato” e suo padre ha aggiunto che il ragazzo “non è in grado di raccontare cosa gli è successo” riporta il Daily nation. Anche il 22enne Peter Muteti, rapito a Nairobi il 21 dicembre, sarebbe tornato dalla sua famiglia, ma i media keniani scrivono che il ragazzo è “disorientato e incapace di parlare del calvario subito”, citando un suo parente stretto. Un altro attivista liberato è Bernard Kavuli: rapito alla periferia di Nairobi a dicembre, si è recato da solo ieri in un commissariato. C’è poi anche Ronny Kiplangat, fratello di Kibet Bull, tra i rilasciati. Almeno altre 24 persone risultano tuttavia ancora disperse.
Due settimane fa la polizia keniana ha negato la propria responsabilità per i rapimenti forzati effettuati ai danni di attivisti da agenti in borghese: alcuni di questi rapimenti sono stati ripresi da telecamere di sorveglianza e i video sono diventati virali sui social. I vari gruppi per i diritti umani hanno collegato i rapimenti a un’oscura unità di intelligence e antiterrorismo delle forze di sicurezza. Il tema dei rapimenti forzati è sempre più caldo: il 27 dicembre, il presidente del Kenya William Ruto ha dichiarato che “fermeremo i rapimenti affinché i nostri giovani possano vivere in pace e avere disciplina” e al contempo ha esortato i genitori a prendersi cura dei propri figli.
Da quelle parole, tuttavia, nessuno era stato ancora liberato e ieri erano state annunciate proteste, non tenutesi alla fine, per fare pressione sul governo. La Law society of Kenya ha intentato una causa contro lo Stato, chiedendo il rilascio immediato e incondizionato degli attivisti. La polizia ha più volte detto che sono in corso indagini su tutti i casi di persone scomparse.