L’economia keniana, per la prima volta dal 1992, ha avuto una contrazione del Pil nel 2020 dello 0,3% rispetto al balzo avuto nel 2019 del 5%. La causa della contrazione è dovuta, principalmente, alla pandemia da coronavirus che ha bloccato l’economia e in particolare le attività legate al turismo. Il segretario al Tesoro Ukur Yatani, tuttavia, si è detto ottimista per il 2021, prevedendo un “rimbalzo significativo”, intorno al 6%.
In termini occupazionali, la contrazione del Pil ha significato la perdita di 738mila posti di lavoro su una popolazione attiva di 17,4 milioni di persone. Le prime vittime sono state i piccoli commercianti e gli artigiani. Il settore chiave del turismo – in genere il più grande percettore di valuta estera del Paese – è stato colpito più duramente, con ricavi in calo di circa il 44% e un calo di oltre il 70% nel numero di visitatori. Hanno retto, invece, il settore delle costruzioni con un incremento dell’11% grazie all’aumento della spesa pubblica in infrastrutture, compresa la costruzione di un’autostrada nella capitale Nairobi finanziata dalla Cina, e l’agricoltura, che è stata per lungo tempo il pilastro dell’economia, è cresciuta del 4,8%, grazie alle favorevoli condizioni meteorologiche.