Ieri la deputata keniana Zuleika Hassan è stata cacciata dal parlamento a Nairobi, per aver portato in aula il figlio di cinque mesi. Dopo l’accaduto tutte le parlamentari sono uscite dall’aula assieme lei come segno di solidarietà.
Secondo quanto riportato dalla BBC, il presidente della seduta, Christopher Omulele, ha ordinato alla parlamentare di uscire dall’aula, sostenendo che non fosse il luogo adatto per prendersi cura del bambino. Una decisione che ha subito scatenato la protesta delle colleghe di Hassan, intervenute per farle da scudo quando Omulele ha chiesto ai commessi di condurre la donna fuori dall’aula.
Parlando alla stampa dopo aver lasciato l’aula in compagnia delle colleghe, Hassan ha detto di aver avuto un’emergenza e che, non volendo saltare la seduta, ha deciso di presentarsi comunque assieme al figlio di appena 5 mesi. “Non è una bomba atomica e non può esplodere. Se il parlamento avesse un asilo nido, avrei potuto lasciare lì il mio bambino”, ha dichiarato all’uscita dall’Assemblea.
Secondo la normativa in vigore, all’interno del Parlamento non sono ammessi “stranieri”. Ciò ha addirittura provocato la reazione di alcuni parlamentari maschi che avrebbero definito l’azione della collega come “vergognosa”. La BBC ricorda che nel 2013 il parlamento keniota ha approvato una mozione per la creazione di una sala per l’allattamento che però è rimasta sulla carta.
“Questo bambino ha un diritto, se loro non creano una stanza per l’allattamento, allora noi invitiamo tutte le donne che allattano a venire in aula con i loro bambini in modo da trasmettere un messaggio chiaro”, ha detto alla stampa la deputata Sophia Abdi Noor mostrandosi solidale.
La vicenda ha immediatamente scatenato un dibattito sui social media: alcuni utenti hanno elogiato la deputata, ricordando che in altri Paesi è consentito alla donna di portare i figli in parlamento, altri l’hanno invece accusata di voler solo catturare l’attenzione.