Kenya: resta alta la tensione a Nairobi, annunciata una nuova manifestazione

di claudia

Posti di blocco, barricate e strade bloccate. Così si presenta Nairobi questa mattina, con l’area che circonda la State House, la presidenza della Repubblica, completamente chiusa al traffico sia veicolare che pedonale. La State House, attorno alla quale c’è già un grande bosco recintato e con diverse torrette di guardia, è infatti stata indicata dai manifestanti come il “prossimo obiettivo” delle proteste, che ci si aspetta dovrebbero tenersi oggi.

Alcuni manifestanti sui social hanno infatti promesso di “occupare la State House”, proprio come fatto martedì con il Parlamento.

L’attivista Boniface Mwangi, ex-giornalista molto noto in Kenya e capace di mobilitare masse molto grandi di giovani, sui suoi canali social ha diffuso diverse locandine che ricordano che oggi è la giornata denominata “1 million people march”, una mobilitazione generale in più città del Paese sulla falsariga di quanto già visto nei giorni scorsi.

Gli umori della piazza infatti non si sono ancora calmati ed è difficile misurare la temperatura della folla, in queste ore: non sembra avere sortito grandi effetti sui manifestanti la decisione di Ruto di ritirare la legge finanziaria, approvata dal Parlamento ma respinta dal Presidente per la firma. Secondo molti avrebbe dovuto farlo prima, evitando il bagno di sangue (23 morti e centinaia di feriti e di arrestati in meno di una settimana), mentre la spiegazione data dal vicepresidente Gachagua è clamorosa: il vice di Ruto ieri ha parlato di un corto circuito dei servizi di sicurezza, che con la loro incapacità, impreparazione e pigrizia avrebbero messo a rischio il presidente, il parlamento e lo stato di diritto nel Paese, macchiandosi di crimini come gli arresti arbitrari, omicidi e repressione nel sangue delle proteste. Accuse gravissime, cui sicuramente seguirà il licenziamento di diverse teste di dirigenti e di ufficiali dell’intelligence e dei servizi di sicurezza.

Altri sostenitori della protesta hanno invece detto che non avrebbero manifestato oggi mentre altri hanno detto di volere andare avanti fino alle dimissioni di Ruto, che sta attraversando i giorni più difficili dei suoi due anni di presidenza.

A differenza delle precedenti manifestazioni in Kenya, indette da personaggi politici e spesso mobilitate su base etnica, le attuali proteste hanno fatto ampio appello a coloro che sono stanchi dell’aumento del costo della vita e della corruzione endemica: dalle grandi città alle aree rurali, la maggior parte delle 47 contee del Kenya hanno visto proteste nei giorni scorsi. Anche nella città natale di Ruto, Eldoret, nel cuore dell’etnia Kalenjin, ci sono state manifestazioni.

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