Kenya – Un deputato accusa la Cina di troppa ingerenza

di Enrico Casale
cinesi in africa

Un deputato keniano vuole modificare un testo di legge del 2015 per contrastare l’influenza esterna sull’economia e limitare, in particolare, l’accesso degli stranieri ai contratti inferiori a 10 milioni di dollari. La sua intenzione è di fermare l’eccessiva influenza della Cina nel Paese.

Rigathi Gachagua denuncia infatti l’«invasione economica» cinese. Accusa le compagnie cinesi di sostituire le imprese keniane e di rubare posti di lavoro. «Queste persone sono arrivate lentamente e lentamente stanno espellendo il proprietario dalla sua casa. Ciò deve fermarsi», ha detto il parlamentare.

Commenti al limite del razzismo che riflettono la paura della dipendenza dalla Cina. Secondo l’ufficio statistico, l’anno scorso Nairobi ha importato beni cinesi per 4 miliardi di dollari, il 20% in più rispetto al 2016.

Per il suo sviluppo, il Kenya ha preso molto denaro in prestito, specialmente da Pechino. Il Regno di mezzo detiene il 72% del debito pubblico keniano, otto volte più della Francia che è il secondo creditore.

A questo, si aggiungono diverse polemiche, in particolare quella della linea Nairobi-Mombasa. Con 440 chilometri di lunghezza, è la più grande infrastruttura dall’indipendenza, realizzata da una compagnia cinese e finanziata all’80% dai cinesi. Ma questa linea, per la quale sono stati spesi 4 miliardi di dollari, costa molto più del previsto.

Il presidente Uhuru Kenyatta non vuole però mettere a repentaglio la sua collaborazione con Pechino. All’inizio di settembre, all’ultimo vertice Cina-Africa, il presidente ha elogiato i numerosi contratti firmati con gli investitori.

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