di Claudia Volonterio
Tra i fili di una coperta tradizionale possono intrecciarsi storie e usanze antiche, ancora oggi dal valore altamente simbolico. E’ il caso della coperta Basotho, capo diffusosi nel piccolo regno di montagna del Lesotho, in Africa Australe, a partire dal Diciannovesimo secolo. Elaborata nel tempo in una svariata gamma di colori e disegni, questa tipologia di coperta è sempre presente nelle celebrazioni e nei riti di passaggio. Il suo linguaggio può significare nascita, virilità, femminilità, età adulta, amore, e molto altro. Il suo recente utilizzo nell’alta moda occidentale e nel cinema ha però fatto scaturire diverse critiche.
Il piccolo regno di montagna del Lesotho da un punto di vista naturalistico non ha nulla da invidiare al vicino Sudafrica: ha delle vette altissime, un’attrazione imperdibile per gli appassionati di montagna ed escursioni. Poco gettonato a livello turistico, il Lesotho racchiude meraviglie e tradizioni, basti pensare che può vantare di essere il paese più alto del mondo; anche il suo punto più basso, nelle cosiddette Lowlands, si trova a circa 1400 m di altezza. Dal punto di vista culturale, parte della sua ricca cultura è intrecciata nei fili di una coperta, conosciuta come “Basotho Blanket”.
I Basotho, popolazione di ceppo Bantu che risiede principalmente nello stato del Lesotho, sono depositari di una cultura e tradizioni che resistono al tempo. Dal Diciannovesimo secolo appare sulle loro spalle, sulla schiena o sui fianchi per citare alcuni esempi, una a coloratissima coperta ancora oggi utilizzata per svariati usi, tutti dal valore altamente simbolico. Scopriamo il loro significato.
La lunga e ricca storia della coperta Basotho ha inizio nel 1860, come riporta il sito basothoheritageblankets.com, quando il re Moshoeshoe accolse una coperta in dono da un missionario francese e decise di indossarla come una sorta di poncho. Questo gesto diede inizio alla tradizione in Lesotho di indossare coperte, sostituendo le karosse di pelle di animale come abbigliamento principale del regno.
Vita e morte
Presente nella vita e nelle cerimonie degli abitanti del regno, il suo significato spazia dalla vita alla morte, cambiando significato in base al modo o al punto in cui è avvolta. I neonati alla nascita vengono avvolti dalla coperta Basotho, la stessa che servirà per legare i bambini alla schiena della madre. Le spose e future madri già la indossano durante il rito nuziale, come per “scaldare” il ventre in vista della procreazione, riporta il sito. La coperta può significare inoltre un rito di passaggio. Quando un ragazzo da bambino diventa un uomo, secondo il rito in Lesotho, indossa la coperta come segno di iniziazione e virilità.
Per chiedere in sposa una ragazza, la coperta assume il valore che in Occidente viene dato all’anello di fidanzamento, diventando una coperta nuziale o parte del corredo (il bohali) che la famiglia dona alla sposa prima del matrimonio. Usanza è anche quello di donarlo in vista di un grande viaggio.
Valore politico
Questo tessuto altamente simbolico è presente non solo nella vita sociale e privata, ma anche nei momenti pubblici e politici, come l’incoronazione di un re o di rapporti tra Paesi. Il Lesotho è stato un protettorato britannico fino all’indipendenza, nel 1966. Nel Diciannovesimo secolo, più antico marchio di coperta Basotho era infatti il “Victoria England”.
Anche la morte e i riti funebri in Lesotho sono contornati da questo drappo tradizionale, che avvolge calorosamente i defunti, per accompagnarli nel loro ultimo viaggio.
Moda e nel cinema
Al giorno d’oggi anche in Occidente ci sono tracce della coperta dei Basotho. Nel 2017 ha sollevato diverse polemiche il loro utilizzo per alcuni modelli della collezione del marchio Louis Vuitton. Molti africani e afrodiscendenti non hanno apprezzato il gesto, definendolo un’appropriazione culturale. Anche nel cinema troviamo degli esempi. Nei film del 2018 Black Panther e in Avengers: Infinity Wars, W’Kabi appaiono in molte scene indossando quella che sembra essere proprio la coperta dei Basotho. Dato che gli attori del film non provenivano dall’Africa continentale, diversi gruppi africani hanno mosso le medesime critiche del caso Vuitton.