C’è un legame speciale, sconosciuto ai più, che avvicina la Coppa d’Africa – in corso in Egitto dal 21 giugno – all’Italia. Ed è un legame placcato d’oro.
Infatti il prestigioso trofeo dell’Africa Cup of Nations, che il prossimo 19 luglio verrà assegnato dalla nazionale vincitrice del torneo, è realizzato da un’azienda italiana: la Gde Bertoni di Paderno Dugnano. Un’impresa a conduzione familiare fondata da Eugenio Losa a Milano nel 1938 e tramandatasi per tre generazioni (oggi è guidata dalla nipote Valentina), una dozzina di dipendenti e storia da vendere. Una storia artigianale di successo, che ha saputo rinnovarsi per stare al passo coi tempi, spostandosi nel corso dei decenni dalla piccola bottega in centro città alla realtà industriale dell’hinterland.
Un simbolo della qualità della manifattura Made in Italy, diventata icona di vittoria in tutto il mondo: realizza i più grandi trofei calcistici (ma non solo) come la Uefa Champions League, l’Europa League e la mitica Coppa del Mondo Fifa. Oltre, appunto, alla Coppa d’Africa.
Nel corso della storia della Coppa delle Nazioni Africane, sono stati assegnati tre diversi trofei ai vincitori della competizione. Il trofeo originale, in argento, era il “Trofeo Abdelaziz Abdallah Salem”, dal nome del primo presidente della Caf, l’egiziano Abdelaziz Abdallah Salem. Come primo vincitore di tre tornei della Coppa d’Africa, il Ghana ottenne il diritto a conservare il trofeo in modo permanente nel 1978. Il secondo trofeo è stato assegnato dal 1980 al 2000 ed è stato nominato “Trophy of African Unity” o “African Unity Cup”.
Fu assegnato allal Caf dal Supreme Council for Sports in Africa prima del torneo del 1980 e consisteva in un pezzo cilindrico su cui era raffigurata, incisa, una mappa del continente, con gli anelli olimpici sopra. Posava su una base quadrata e aveva maniglie triangolari stilizzate. Il Camerun vinse definitamente la Unity Cup dopo essere stato per tre volte campione nel 2000. Nel 2001 è stato infine rivelato il terzo trofeo della “Coupe d’Afrique des Nations”, come riporta l’iscrizione in francese alla base, una coppa d’ottone placcata in oro progettata e prodotta in Italia.
Il Camerun, detentore permanente del precedente trofeo, è stato anche il primo a ricevere il nuovo trofeo dopo aver vinto l’edizione 2002. L’Egitto ha vinto la coppa placcata in oro definitivamente dopo essere diventato per la terza volta campione nel 2010, con un risultato senza precedenti, vincendo tre titoli continentali consecutivi. A differenza dei precedenti vincitori che avrebbero poi portato il trofeo a casa, all’Egitto è stata consegnata una speciale replica a grandezza naturale. Le federazioni vincitrici ricevono usualmente una copia leggermente più piccola della coppa, da esporre nelle proprie bacheche. «Quando nel 2000 il precedente trofeo è stato definitivamente assegnato, la Federazione Continentale ci ha incaricati di occuparci della nuova coppa. Il design è stato curato dal maestro Silvio Gazzaniga (1921-2016), nostro storico collaboratore e artista dal cui genio sono nati veri e propri capolavori come la Fifa World Cup e la Coppa Uefa/Europa League – spiegano alla sede dell’azienda –. Qui in Bertoni abbiamo perciò curato la realizzazione dell’originale, di proprietà della Caf (un po’ come funziona con la Coppa del Mondo Fifa), così come a cadenza biennale provvediamo alla creazione delle repliche ufficiali e delle medaglie per le prime tre compagini classificate».
Una storia nella storia è quella di Ait Siti Ahmed Abdelkader, l’unico operaio straniero della Gde Bertoni. Nato 55 anni fa a Ouarzazate, dove i monti dell’Atlante incontrano il deserto, nel cuore del Marocco, questo sorridente «africano bianco» (come ama definirsi divertito) lavora da ben diciassette anni presso l’azienda, di cui è ormai il veterano del reparto galvanico e il secondo operaio specializzato per anzianità. «Prendere in mano questo trofeo per me ha un significato speciale, ed è sempre un’emozione – ci ha raccontato –. Pur essendo una delle coppe di realizzazione più recente, viene considerata anche tra le più belle tra quelle calcistiche: per me, la più bella in assoluto. appena dopo la Coppa del Mondo». Mentre ci mostra entusiasta l’oggetto del desiderio di tutti gli appassionati del calcio africano, Kader, come lo chiamano tutti affettuosamente, ci racconta che il concept del trofeo disegnato da Gazzaniga riprende idealmente una palma, poggiata su una base di marmo sodalite, le cui foglie si aprono a raggiera verso l’alto sostenendo tanti piccoli palloni disposti attorno al mondo: qui i mari vengono trattati con la sabbiatura e le altre terre con un effetto opaco, facendo in modo che l’Africa possa risaltare al centro nella sua scintillante lucentezza. «Non so dire se sarà il Marocco ad alzare la Coppa al termine del torneo. Ovviamente ci spero, ma sarà davvero dura… – dice proiettandosi alla rassegna ormai imminente –. Il girone non è semplice e ci sarà da sudare. Posso comunque dire che qui in Italia ho imparato ad essere scaramantico!», ride.
L’edizione 2019, la cui travagliata organizzazione è stata assegnata in extremis all’Egitto per motivi di logistica e sicurezza (invertendo nel calendario l’ordine con il Camerun che, non pronto in tempo quest’anno, ospiterà il torneo nel 2021), sarà la prima disputata in piena estate, oltre che la prima allargata a 24 nazionali. Tra queste, tre debuttanti assolute alla fase finale: Mauritania, Burundi e Madagascar. «Ci saranno sorprese – afferma Kader –. Le migliori terze saranno ripescate e i valori in campo quest’anno sono molto ravvicinati rispetto ad altre occasioni. Sarà l’organizzazione del collettivo a fare la differenza, più della presenza dei singoli fuoriclasse. In ogni caso, vedo bene le formazioni dell’Africa centro-occidentale: col caldo estivo il loro strapotere fisico potrebbe diventare ancora più devastante». Nigeria, Camerun, Ghana, Costa d’Avorio. Le big storiche, insomma. Ma occhio anche a Senegal e Rd Congo.
«Personalmente vedo le nordafricane un po’ più indietro nella griglia di partenza, anche se alcune condizioni ambientali e la maggior disciplina tattica potrebbero sovvertire gli equilibri; in ogni caso sarà sicuramente un’edizione imprevedibile. Potremmo assistere alla vittoria di una squadra giovane e senza grande tradizione, così come di una esperta come l’Egitto che di trofei ne ha già in bacheca ben sette. Ecco, non dimentichiamoci dei padroni di casa: vogliono riscattare un mondiale sfortunato, sono ben organizzati e godranno della spinta costante del proprio pubblico. Inoltre stavolta Mohamed Salah potrà essere al meglio, e in questo momento lui è il calciatore più forte e determinante del continente». Forse, se c’è un vero favorito per alzare la coppa, è ancora l’Egitto. «Ma comunque vada a finire, senz’altro un marocchino l’avrà alzata prima di tutti!», chiosa Kader con un sorriso pieno di orgoglio. La sera del 19 luglio, all’International Stadium del Cairo, l’Africa brillerà tra le mani dei nuovi campioni, e con lei anche un pezzetto dell’Italia migliore.
(testo e foto di Paolo Vezzoli)