Il sud-est del Marocco ospita una gara epica di mountain bike tra le vette dell’Atlante e le dune del Sahara. Oltre seicento biker di ogni continente si danno appuntamento in Marocco per vivere l’avventura della Titan Desert, una corsa entusiasmante e massacrante, che si snoda in uno degli scenari naturali più suggestivi al mondo
di Paola Marelli
La partenza, inizialmente prevista per aprile 2020, è stata rinviata di sei mesi per coronavirus. Il programma è rimasto lo stesso. E non si è smarrito il fascino che l’evento esercita sugli appassionati del ciclismo fuori strada. I posti disponibili sono andati esauriti in un baleno. Dal 2 al 7 novembre 2020, 700 biker di 18 nazionalità hanno partecipato alla 15ª edizione della Titan Desert. Una gara epica, tra le più spettacolari del calendario mondiale della mountain bike, che si snoda in uno degli scenari più suggestivi al mondo: il sud-est del Marocco.
Testa e muscoli
Cinquecento chilometri di pura adrenalina lungo un percorso mozzafiato disegnato dagli spagnoli della Rpm, organizzatori dell’evento, tra deserti di sabbia, sentieri di montagna, oasi di palme e villaggi di terra rossa. Combinazione perfetta di fatica e avventura, la Titan Desert è sponsorizzata da Garmin, leader mondiale della tecnologia Gps per lo sport e l’outdoor. E non smarrirsi è vitale per i partecipanti alla gara, che non è riservata ai supermen dell’estremo, ma è aperta anche a tanti amatori, purché ben allenati per una prova tanto impegnativa.
«Conta più di tutto la testa», assicura Robert Heras, ex professionista su strada spagnolo, per quattro volte vincitore della corsa. «Ma naturalmente i muscoli e il fiato sono indispensabili per giungere al traguardo». Se il tracciato è conosciuto in partenza, le condizioni climatiche sono una variabile insidiosa. Il vento freddo dell’Atlante marocchino lascia ben presto il posto al sole impietoso del deserto, con temperature che possono arrivare a 45 gradi.
Self control
«Servono mesi di preparazione», avverte il portoghese Luís Leão Pinto, anch’egli nell’Albo d’Oro del raid. «La classifica finale ha un’importanza relativa. È anzitutto una prova con sé stessi. Superare le difficoltà, migliorare i propri tempi, dimostrare di potercela fare: questi sono i premi più appaganti». Gli fa eco Ramona Gabriel, vincitrice di due edizioni per la categoria donne. «Si passa dalle ripide salite in alta montagna alle dune maestose da scalare con le ruote che affondano nella sabbia. Tanta fatica è ripagata solo dai paesaggi superbi che si attraversano e dall’impareggiabile soddisfazione di arrivare in fondo».
La sicurezza prima di tutto. Il concorrente alla partenza di ogni tappa deve avere con sé un navigatore satellitare, una bussola, una riserva d’acqua di 3 litri e una coperta termica. Perché in caso di emergenza, per esempio una tempesta di sabbia, può capitare di perdere l’orientamento. E non è piacevole dover improvvisare un bivacco in certe condizioni. Fondamentale è non lasciarsi prendere dal panico, trovare un riparo e attendere i soccorsi. Impossibile finire fuori dai radar degli organizzatori: i corridori sono forniti di un dispositivo di geolocalizzazione che consente ai responsabili di conoscere la loro esatta posizione per tutto il tempo della gara.
Il percorso
L’edizione 2020 della Titan Desert è partita da Boumalne Dades, una località montuosa nella Valle delle Rose, dove i canyon in pietra e gli stretti sentieri sterrati rendono il primo percorso ad anello particolarmente duro. Si attraversano villaggi solitari abbarbicati su pareti scoscese. La vegetazione alterna foreste di cedri e lecci. Il panorama, spettacolare, mette i brividi.
Nella seconda tappa, la più impegnativa, i “titani” devono superare un dislivello di ben 2.626 metri lungo 127 chilometri di tracciato sospeso sui crinali dell’Atlante: partenza veloce seguita da un estenuante susseguirsi di salite che metterà a dura prova la tempra degli scalatori. Si pedala in un paesaggio lunare su mulattiere e piste rocciose. Alla terza tappa, meno massacrante, il paesaggio cambia totalmente: ci si addentra nell’ambiente sahariano. Compaiono arbusti, oliveti, palme da dattero. S’intravvedono carovane di nomadi e pastori con capre e cammelli.
Si scende a sud, sfiorando il confine algerino vicino a Tafraoute, percorrendo letti prosciugati di antichi fiumi e laghi circondati dal silenzio. Da qui in avanti lo scenario è dominato dalle morbide dune dell’Erg Chebbi, alternate a tratti rocciosi e miracolose oasi di palme da dattero. I biker dovranno scalare vere e proprie montagne di sabbia, alte fino a 150 metri, pedalando lungo crinali modellati dal vento. Una sfida estrema, l’ultima fatica prima di raggiungere la provincia di al-Rāshīdiyya – con le sue strette gole, i canali fluviali, le ampie montagne e pianure di sabbia – dove si trova Maadid. Là li attende l’ambito traguardo della Titan Desert.
(Paola Marelli)
Questo articolo è uscito sul numero 5/2020 della rivista. Per acquistare una copia clicca qui, o visita l’e-shop