Le aziende europee stanno esportando centinaia di tonnellate di un pesticida notoriamente tossico – vietato in Europa a causa dei suoi legami con danni cerebrali nei bambini e nei nascituri – verso i paesi del Sud del mondo. Lo denunciano le ong Unearthed di Greenpeace e Public Eye (Svizzera).
I documenti ottenuti in base alle leggi sulla libertà di informazione hanno rivelato che nella seconda metà dello scorso anno le aziende europee hanno emesso notifiche per l’esportazione di oltre 380 tonnellate di insetticidi a base di clorpirifos vietati. Le stesse società prevedono di spedire importi simili quest’anno.
Le destinazioni principali sono state Algeria, Tunisia, Kazakistan, Bangladesh, Pakistan e Costa Rica.
Nel 2022 la Tunisia è stata il secondo mercato, in volume, per le esportazioni di clorpirifos dell’Ue.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, i rischi posti dall’uso di pesticidi altamente pericolosi sono “quasi senza eccezioni” molto più elevati di quanto non sarebbero nei Paesi ricchi.
Questo pesticida “organofosfato” è stato bandito dai campi dell’UE in risposta alle prove scientifiche che ha causato “esiti negativi sullo sviluppo neurologico nei bambini”.
“Nonostante questi rischi, le aziende continuano ad esportare clorpirifos dall’Ue verso Paesi più poveri con normative più deboli. Quasi tutte le esportazioni europee della sostanza chimica nel 2022, inviate dal Belgio e dalla Danimarca dalle società multinazionali di pesticidi Upl e Fmc, erano destinate ai Paesi a basso o medio reddito”, sottolineano le Ong.
La Commissione europea ha promesso di presentare proposte quest’anno per porre fine a questa pratica, ma non è chiaro quando inizierà la consultazione, quale sarà lo scopo della nuova legge e se verrà adottata.
L’Ue ha vietato il clorpirifos nel 2020 dopo anni di campagne da parte di gruppi sanitari e ambientali. Quando il divieto è stato concordato, vari Stati membri, incluso il Regno Unito, ne avevano già vietato l’uso nei propri campi e studi avevano trovato la sostanza chimica nell’urina di madri e bambini in diversi Paesi dell’UEe persino in Svezia, dove il suo uso non era mai stato autorizzato.