Kitty Phetla, ballerina e coreografa del Joburg Ballet, è cresciuta tra i vicoli di lamiera della township. Il suo successo sulle punte, conquistato con il talento e la tenacia, è un esempio di riscatto possibile per i giovani sudafricani.
La sua vita potrebbe presto diventare un film. Pare che un produttore di Hollywood sia interessato a portare sul grande schermo la commovente favola del cigno nero. Una storia vera, ambientata nel Sudafrica post-apartheid, che vede come protagonista Kitty Phetla, la ballerina più famosa del continente africano: trent’anni di grazia sulle punte, icona vivente di riscatto sociale.
Un pizzico di fortuna
Kitty è nata e cresciuta tra i vicoli di lamiera di Soweto, la celebre township creata nei sobborghi di Johannesburg durante gli anni della segregazione razziale. «Una palestra di vita – dice lei –. Ho dovuto imparare presto a tirare fuori il carattere per farmi rispettare». La famiglia e i professori di scuola l’hanno protetta e aiutata. «Mi hanno insegnato a non cercare scorciatoie perché ogni conquista personale è frutto di tanto lavoro e sacrifici. E di un pizzico di fortuna».
La fortuna si è materializzata una mattina di primavera nella palestra dell’Orange Grove Primary School. Gli insegnanti della scuola avevano radunato gli alunni – e tra loro c’era una giovanissima Kitty – per un’audizione finalizzata alla possibilità di frequentare un corso di danza al prestigioso Ballet Afrikan Theatre, nell’ambito di un progetto di promozione sociale. «Al provino eravamo più di sessanta bambine e bambini, tutti eccitati ed emozionati – ricorda Kitty –. Temevo di non essere portata per la danza. Ma ci speravo… Improvvisai qualche passo dei balli tradizionali seguendo il ritmo della musica. Incredibilmente fui selezionata».
Talento innato
Il talent scout quel giorno era un maestro di danza di nome Martin Schönberg, che oggi ricorda: «Appena vidi quella ragazzina volteggiare leggiadra ispirata dal brano musicale, capii di avere davanti ai miei occhi un talento innato: sintesi perfetta di armonia, energia, coordinamento e determinazione. Non ebbi un momento di esitazione nel selezionarla». Da quel momento la vita di Kitty sarebbe stata segnata dal ballo: lunghi pomeriggi di esercizi alla sbarra, davanti agli specchi, per imparare la postura corretta e prendere confidenza coi passi della danza classica, moderna, fusion e spagnola. Ben presto le capacità della ragazzina prodigio emersero in tutta la loro eccezionalità. Arrivarono i premi alle gare, i riconoscimenti della critica, le prime pagine dei giornali, i corteggiamenti da parte di teatri importanti.
«Non mi aspettavo tutte quelle attenzioni», si schermisce Kitty, che si è imposta all’attenzione del grande pubblico con un ruolo da protagonista nel balletto La morte del cigno. Un pezzo celebre – composto nel 1901 da Camille Saint-Saëns per Anna Pavlova – che la giovane ballerina di Soweto ha saputo interpretare in modo magistrale e originale (persino nel look: andando in scena vestita di nero), pur rimanendo fedele allo spirito con cui fu ideato.
Tenacia e dedizione
Dieci anni di esibizioni sui più importanti palcoscenici l’hanno fatta apprezzare anche fuori dal Sudafrica: in Europa, Stati Uniti, Russia, Cuba e Giappone. Una volta, ad Amsterdam, si è esibita davanti alla famiglia reale olandese e all’ex presidente Nelson Mandela.
Il successo non le ha dato alla testa. Oggi è prima ballerina e coreografa del Joburg Ballet, con cui cerca e lancia giovani ballerini, produce nuovi spettacoli, organizza tour mondiali. Stilisti sudafricani, colpiti dalla sua ipnotica grazia, l’hanno invitata a calcare le passerelle dell’alta moda. Il programma televisivo Icons, curato da Adrian Steirn per il canale pubblico Sabc3, l’ha inserita tra i simboli di successo del nuovo Sudafrica. E presto potrebbe arrivare la consacrazione di Hollywood. Kitty appare lusingata, ma non dimentica le sue origini. Appena trova un buco nell’agenda corre a esibirsi nelle scuole delle township più difficili. «Agli occhi di tanti giovani sono una star. Voglio usare questa attenzione per trasmettere alle nuove generazioni i valori della tenacia e della dedizione. La nostra stupenda nazione ha bisogno dei sogni ambiziosi dei suoi figli. E del loro impegno per realizzarli».
(Odo Odoemene)