Se fosse il caso, per chi scrive, di uscire allo scoperto in fatto di football, dovrebbe mutuare le parole dell’(ex) giornalista sportivo di Lagos, protagonista del racconto di Helon Habila in seno alla presente antologia: «(…) gli stessi giocatori continuano a spuntare in squadre diverse. Sono tutte dei marchi, di proprietà di qualche miliardario (…). E noi siamo i consumatori, (…) È per questo che do le dimissioni. Ho perso la fede nello sport».
Oltre a quello di Habila sono altri quattordici i racconti, di rispettivi autori africani, quasi tutti scritti nel 2016, che Alain Mabanckou ha raccolto in questo libro dal tema ben chiaro: il calcio. Non è difficile immaginare come il tirar pedate a un pallone possa essere interpretato e declinato in mille modi. In un paio di casi (quelli dei due autori sudafricani) è poco più di uno sfondo per altre storie; negli altri, sono vicende individuali e di comunità, sogni, aneliti di riscatto… Campetti sui quali, e attorno ai quali, quotidianità e straordinarietà, dramma e humour, scarpini (per chi se li può permettere) e magie ben più affidabili di schemi tattici e allenamenti, s’intrecciano.
Tra gli autori, In Koli Jean Bofane ed Eugène Ébodé, Noo Saro-Wiwa e Boualem Sansal (quest’ultimo è l’autore algerino del discusso 2084. La fine del mondo, per Neri Pozza; suo è il racconto che dà il titolo all’antologia), oltre allo stesso Mabanckou.
66thand2nd, 2016, pp. 165, € 18,00
(Pier Maria Mazzola)