La Francia ha omaggiato ieri i due soldati dell’operazione Barkhane rimasti uccisi sabato 2 gennaio nei pressi di Menaka, nell’est del Mali, nell’area detta dei ‘tre confini’ con il Niger e il Burkina Faso. Membri del 2 ° reggimento ussari di Haguenau, con sede nel Basso Reno, i due erano specializzati in intelligence e infiltrazione. Il sergente Yvonne Huyn, 33 anni, e il brigadiere Loic Risser, 24 anni, sono morti nell’esplosione di un ordigno artigianale al passaggio del loro veicolo. Il reggimento delle vittime è specializzato in infiltrazione e intelligence. Yvonne Huyn, madre di un figlio, è la prima militare donna francese uccisa nel Sahel. Un terzo soldato è rimasto ferito nell’attacco, ma la sua vita non è in pericolo. Soltanto lunedì scorso, altri tre militari francesi erano stati uccisi in circostanze simili nei pressi di Hombori, sempre nell’est del Paese.
Sabato, l’attacco è stato rivendicato dal Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Gsim o Jnim), affiliato ad Al Qaeda. «Per porre fine all’occupazione francese della regione del Sahel, i vostri fratelli Mujahideen (del Gsim) hanno effettuato un’operazione qualitativa contro un convoglio di forze di occupazione francesi sulla strada che collega Gossi e Hombori», ha scritto il gruppo in un comunicato stampa diffuso venerdì 1° gennaio e autenticato dal centro americano per il monitoraggio dei siti jihadisti, Site. «Questa operazione benedetta ha causato la morte di tre membri delle forze d’élite dell’esercito di occupazione», precisa il comunicato. Alla fine di novembre, il comandante di Barkhane, Marc Conruyt, ha definito il Gsim, parlando ai deputati francesi, il “nemico più pericoloso” nel Sahel.
Dal 2014 l’esercito francese è schierato in cinque stati (Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Ciad) ufficialmente per contribuire alla lotta ai i combattenti ribelli e terroristi che fecero tremare Bamako nel 2013 e che hanno creato un santuario nella parte settentrionale del Paese. Nel 2020, i soldati francesi li hanno inseguiti in priorità nella regione dei tre confini. In totale, una cinquantina di soldati francesi sono stati uccisi nel Sahel dal 2013 nelle operazioni anti-jihadiste Serval, poi Barkhane. Circa un anno fa, il ministero della Difesa francese aveva decretato l’aumento della forza Barkhane da 4.500 a 5.100 soldati. La maggior parte dei rinforzi è stata destinata all’area dei ‘tre confini’, tra Mali, Burkina Faso e Niger, mentre un’altra parte è stata impegnata direttamente all’interno delle forze del G5 Sahel per accompagnarle nel combattimento.
Non sono solo i militari francesi le vittime della violenza terrorista in Mali: martedì scorso, due soldati maliani sono stati uccisi e altri cinque feriti in un’imboscata tesa da un gruppo armato nella foresta di Batouma della regione di Mopti, nel centro del paese. Lo ha fatto sapere il Ministero della Difesa e degli ex combattenti in una dichiarazione. Secondo il comunicato, l’imboscata è avvenuta al ritorno da una missione di scorta del fondo della Guardia nazionale per la Banca maliana di solidarietà (Bms-Sa) a Douentza.
(Céline Camoin)