L’Unione Africana (Ua) ha deciso di estendere il progetto della Grande muraglia verde all’Africa meridionale. Lo riporta Bloomberg, citando il coordinatore Ua di questa iniziativa per il ripristino ecologico e la lotta contro l’insicurezza alimentare nell’Africa subsahariana, Elvis Paul Tangem.
“Il cambiamento climatico, la migrazione, la mancanza di fondi e i conflitti hanno ostacolato gli sforzi per piantare alberi nelle aree originariamente pianificate, ma le moderne tecnologie e i meccanismi di finanziamento innovativi stanno aprendo nuove possibilità in nuove aree” si legge in un comunicato ufficiale, secondo cui oggi è quasi impossibile continuare a piantare alberi e ripristinare terreni degradati in Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Nigeria, Eritrea e Camerun settentrionale proprio a causa dell’insicurezza, una realtà delle cose che invita a riassegnare fondi all’assistenza umanitaria.
“Ora ci stiamo spostando in aree meno minacciate dall’insicurezza e meno soggette a conflitti, compresa l’Africa meridionale. Ci rendiamo conto che Madagascar, Angola, Namibia e Sudafrica hanno sofferto negli ultimi anni di gravi siccità e desertificazione. La grande muraglia Verde ora si estende a questi Paesi”.
Lanciata nel 2007 dall’Ua, l’iniziativa prevedeva inizialmente la piantumazione continua di milioni di alberi su una fascia larga 15 km dal Senegal a Gibuti. Tale progetto è stata rivisto nel 2013 con un vasto programma per la gestione sostenibile degli ecosistemi e il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rurali colpite dal degrado del suolo: l’obiettivo è in particolare ripristinare 100 milioni di ettari di terreno, catturare e immagazzinare 250 milioni di tonnellate di Co2 attraverso la vegetazione e creare 10 milioni di posti di lavoro nelle zone rurali entro il 2030, contribuendo nel contempo alla sicurezza alimentare in una delle regioni del mondo più colpita dalla malnutrizione.
Secondo uno studio pubblicato dalle Nazioni unite, alla fine del 2019 il progetto della Grande muraglia verde aveva raggiunto solo il 20% circa dei suoi obiettivi, in particolare a causa della mancanza di fondi e dei conflitti. Per mobilitare nuovi fondi, secondo il coordinatore, l’interesse è ora concentrato su nuovi strumenti finanziari come gli swap del debito naturale, i bond climatici e i green bond.