L’Indaco, colore blu tipicamente associato alle vesti dei nomadi del Sahara, assume un significato particolare in Africa Occidentale. In Benin l’Indaco è un tessuto, non solo un colore, che si indossava durante il lutto o tradizionalmente risultava tra i preferiti dai dignitari di corte. Oggi, questo tessuto realizzato con metodo di tintura tradizionale rischia di scomparire. L’imprenditrice Nadia Andale è decisa a rilanciarlo come fiore all’occhiello cento per cento beninese.
Intervistata dalla Bbc, l’imprenditrice beninese di moda Nadia Andale, ha raccontato la sua passione per questo tessuto dalle cangianti note blu. I motivi che l’hanno spinta ormai quindici anni fa a fondare un’impresa di moda etica sono diversi e legati al valore della tradizione e della promozione sociale.
“Ho sempre sognato di riportare questo tessuto sulla cresta dell’onda, donargli il giusto valore e riconoscimento che merita. Questo perché l’ho sempre considerato un tessuto resistente e pregiato, con una grande personalità. L’indaco ha inoltre un’estetica d’impatto e un forte significato culturale”.
Oggi questo tessuto lungamente associato al lutto rischia di scomparire. Nadia Andale non si arrende e pensa che l’unico modo per farlo resistere sul mercato sia quello di rilanciarlo come prodotto di valore beninese, prodotto al cento per cento nel Paese.
“Con la globalizzazione i nostri confini si sono espansi – ha raccontato alla Bbc – I nostri mercati sono stati inondati da tessuti importati. Questi erano disponibili in larga quantità e a un prezzo migliore. Di conseguenza, questo tessuto che era associato all’essere vedova, ha cominciato a scomparire”.
Da diversi anni l’impegno dell’imprenditrice è rivolto alla rinascita di questo tessuto come fiore all’occhiello del Benin.
Il cotone usato per realizzare il tessuto Indaco viene esclusivamente dal Benin, così come le foglie indaco utilizzate per tingerlo. Le foglie usate per donargli le tipiche note blu nascondono già di per sé una “magia” o, più scientificamente, una reazione chimica.
“La pianta che si utilizza ha foglie verdi come tutte le altre – racconta Andale – E’ solo strofinandole che possiamo vedere il suo vero colore. La foglia si spezza e quando viene a contatto con l’aria c’è una reazione chimica e il colore blu comincia ad apparire”.
Per il processo di tintura sopravvive nella sua impresa la tecnica della tradizione: le foglie e il tessuto vengono immersi in una tanica capiente con acqua per alcuni giorni. Una volta estratti dalla tanica i tessuti di cotone sono pronti per essere distesi al sole ad asciugare: nasce così l’Indaco.
L’azienda di Nadia oggi conta diversi dipendenti, dodici dei quali presentano alcune disabilità, affinché la produzione di tessuti realizzati con metodo tradizionale si associ anche a un concetto di inclusione sociale.