La minaccia del Lago Naivasha in Kenya trasformata in bioplastica

di claudia

C’è una pianta altamente invasiva, il giacinto d’acqua, che rappresenta oggi una delle minacce più gravi per il Lago Naivasha, in Kenya, dove sta soffocando la fauna acquatica e compromettendo la pesca. Originaria del Sud America, questa specie invasiva, la più diffusa al mondo, è diventata negli ultimi anni una vera e propria piaga, soprattutto in Africa.

Non è solo la natura la principale “vittima” di questo vegetale, sottolinea la Cnn. La pianta è infatti in grado di ostruire sistemi idroelettrici e di irrigazione, causando un danno enorme alle popolazioni, non solo per chi vive nelle vicinanze. L’impatto delle specie invasive costano all’economia globale decine di miliardi di dollari.

Per far fronte alla minaccia del giacinto d’acqua in Kenya sono state messe a punto diverse soluzioni, come l’introduzione di insetti che si cibano della pianta. La risposta più innovativa arriva però da una compagnia kenyota fondata da Joseph Nguthiru: HyaPak Ecotech Limited. L’azienda ha messo a punto una soluzione che agisce non solo contro la pianta.

Joseph Nguthiru, sta infatti trasformando la pianta in bioplastica, una soluzione creativa per affrontare sia l’inquinamento da plastica che la crisi della giacinto. Nguthiru ha creato un prodotto biodegradabile che può sostituire la plastica monouso e ha ricevuto riconoscimenti internazionali. Il Kenya ha messo in atto dal 2017 una politica di tolleranza zero verso la plastica, introducendo una legge che vieta le borse di plastica monouso. Nel 2020 sono stati vietati anche tutti i plastici monouso nelle aree protette.

Nguthiru con la sua azienda lavora oggi con i pescatori locali, riporta la Cnn, che raccolgono la pianta per venderla, e sta espandendo la sua attività per contribuire alla riforestazione e alla protezione dell’ambiente. Secondo il Global Forest Watrch, negli ultimi vent’anni il Kenya ha perso il 14 per cento della sua copertura forestale. Un programma di riforestazione attivo nel Paese intende piantare 15 miliardi di piantine su terre degradate entro il 2032. In questo contesto l’azienda di Nguthiru si inserisce positivamente: il suo intento è infatti fornire i sacchetti biodegradabili ricavati dal giacinto d’acqua affinché diventino il luogo in cui crescere e essere trasportate. La bioplastica, sottolinea Nguthiru, non inquina e oltre a smaltirsi con il tempo, è capace di attivare un processo positivo per il suolo.




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