Si chiama Mocrad. Non è uno sport violento e pericoloso. Ma un efficace sistema di autodifesa senegalese che combina tecniche tradizionali e moderne. E permette di neutralizzare le aggressioni sulla strada
L’appuntamento è sulla spiaggia di Yoff, la lunga striscia di sabbia bagnata dall’Atlantico che ogni sera si trasforma nella più grande e animata palestra en plein air dell’Africa occidentale. Poco prima del crepuscolo qui si radunano decine di migliaia di sportivi: podisti amatoriali, pugili, culturisti, campioni di Laamb (il wrestling senegalese), intere squadre di calcio, un’infinità di cittadini che corrono e fanno ginnastica per tenersi in forma. E poi ci sono loro, i pacifici guerrieri della Mocrad. Provengono da ogni quartiere di Dakar. Arrivano alla spicciolata: a bordo di bus o taxi collettivi, a piedi, in sella a sgangherati motociclette. Indossano ancora gli abiti da lavoro. Tra loro ci sono carpentieri, muratori, impiegati, artigiani, avvocati, personal trainer. Ma nelle sacche di allenamento hanno tutti il kimono e la cintura nera.
Come Brucee Lee
In pochi minuti ostentano con fierezza la tenuta d’ordinanza, pronti a seguire la lezione di Serigne Mbaye Gueye, quarant’anni, un colosso di muscoli granitici, dallo sguardo ipnotico e dai modi affabili, guida spirituale e padre nobile della Mocrad. Circondato da un’aura di rispetto sacrale, il maestro viene considerato una sorta di Bruce Lee africano, ma, a differenza del celebre attore e artista marziale di origini cinesi, Mbaye non lavora nel mondo del cinema: si guadagna da vivere come guardia del corpo del sindaco di Dakar. Proviene da una famiglia di cultori delle arti marziali, ha debuttato molto presto nelle discipline da combattimento imparando dal padre le tecniche di autodifesa. «Sono cresciuto in uno dei quartieri più difficili di Dakar, mi sono dovuto specializzare in combattimenti da strada, per non soccombere», racconta con una smorfia. All’età di quindici anni ha cominciato a praticare, in varie palestre, il karate, la boxe inglese e il taekwondo. Desideroso di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze, si è allenato duramente anche con istruttori di judo e aikido.
Gigante buono
Parallelamente ha avviato un percorso di ricerca personale. «Per anni ho cercato di plasmare una mia disciplina, o meglio un nuovo approccio fisico e mentale che permettesse di affrontare con successo ogni possibile circostanza avversa». L’esperienza acquisita e le sue straordinarie abilità gli hanno consentito di fondare nel 2009 un’arte marziale, originale e completa: la Mocrad. «In questa parola c’è la sintesi estrema del mio sapere e della mia filosofia». L’acronimo significa Méthode opérationnelle de combat rapproché diambaar (Metodo operativo di combattimento ravvicinato diambaar). «Diambaar nella nostra lingua wolof indica il “guerriero”», spiega il maestro. Che puntualizza: «Niente equivoci: non amo la violenza né i conflitti, non sono un fanatico della forza bruta, non mi compiaccio quando mi trovo costretto a usare i miei colpi… Agli allievi insegno anzitutto a come neutralizzare i pericoli portati dei malintenzionati».
Cavarsela sempre
La Mocrad è un metodo di autodifesa che unisce tecniche di pugni e calci, proiezioni, leve, combattimento a terra e uso e controllo delle armi (bastone, coltello, machete, pistola). «È una disciplina connotata da un alto livello tecnico, ma anche spirituale – argomenta Felice Barlassina, avvocato e imprenditore italiano trasferitosi a vivere in Senegal, grande appassionato di arti marziali –, il che contribuisce a delinearla come una raffinata sintesi tra le arti tradizionali e gli sport da combattimento moderni, in cui si inserisce, degnamente, anche la lotta tradizionale senegalese».
L’obiettivo primario di chi pratica la Mocrad è “cavarsela in ogni situazione”: contro ogni tipo di avversario, armato o no, di qualsiasi livello tecnico egli sia o quale che sia la sua prestanza fisica. «Ai principianti non impongo uno specifico stile, ma mi sforzo di aiutarli a sfruttare le tecniche che più sono adatte alle attitudini, al fisico, al carattere di ognuno».
Arte di vita
È l’ora del tramonto, il sole sta scomparendo nell’oceano. Sulla spiaggia di Dakar, i discepoli della Mocrad si avviano a concludere il loro allenamento. Agli ordini del maestro, alternano spettacolari evoluzioni in aria a pacati esercizi di concentrazione e meditazione. I loro movimenti fluidi e coordinati sembrano dar vita a una danza. Niente a che vedere con gli sport da combattimento estremi che tanto vanno di moda in Occidente. «La Mocrad attribuisce un posto fondamentale alla dimensione psicologica e spirituale, per questo può essere considerata l’espressione di una mentalità e di un’arte di vita – chiosa Serigne Mbaye –. Troppo spesso l’uomo rincorre il mito dei grandi muscoli, ma i bicipiti e i pettorali dei superatleti non sono necessariamente un segno di forza. Più di tutto, serve una mente allenata in grado di controllare la potenza e l’elasticità del fisico».
Una filosofia semplice quanto efficace, a giudicare dalla sua popolarità: sono già centinaia i discepoli della Mocrad e il loro numero cresce in continuazione. In gran parte vivono in Senegal. Ma ci sono praticanti anche in Israele e in Italia, dove il maestro Serigne Mbaye e i suoi assistenti tengono periodiche dimostrazioni e seminari.
(Marco Trovato e Irene Fornasiero)