di Carla Zurlo – Centro studi AMIStaDeS APS
210 milioni di euro entro la fine dell’anno per equipaggiare l’esercito mauritano impegnato a combattere il terrorismo, proteggere il confine orientale con il Mali e rafforzare il partenariato tra Unione Europea e Mauritania. Dopo gli accordi tra Unione Europea, Tunisia e Marocco, l’Unione Europea cerca un accordo con la Mauritania, Paese di partenza e transito per i migranti diretti in Europa attraverso la rotta delle Canarie.
Secondo i dati del Ministero degli interni spagnolo sarebbero 7.250 i migranti sbarcati dal 1 al 31 gennaio 2024, più del totale dei primi sei mesi del 2023 quando gli arrivi erano stati 7.213.
Per l’UNHCR e la Commisione interministeriale spagnola per l’immigrazione (Comisión Interministerial de Inmigración), l’83% di chi arriva alle Canarie lo fa attraverso la Mauritania, paese che ospita anche un gran numero di rifugiati, circa 100.000, principalmente maliani.
Pur essendoci piani e fondi di investimento dedicati all’Africa, secondo i dati ufficiali della polizia spagnola, nel 2023 sono stati 40.000 i migranti ad aver raggiunto la Spagna, il 60% dei quali proveniva dal Senegal, paese che dista appena 1.500 km dalle Canarie.
Nel 2022 il governo di Madrid aveva già firmato un’intesa con il governo mauritano per logistica, mezzi e supporto tecnico per rafforzare la sicurezza, combattere l’immigrazione irregolare e il crimine organizzato, monitorando le spiagge di Nouadhibou, principale città mauritana di partenza dei migranti diretti in Spagna. Ai finanziamenti del 2022, la Spagna ha poi anche aggiunto quelli di febbraio 2024 dal valore di 60 milioni di euro per progetti di sviluppo.
Accordi di questo tipo non sono nuovi né per i paesi europei né per quelli africani, basti pensare agli accordi tra Unione Europea e Tunisia nel luglio del 2023 o a quelli del Marocco del 2022.
Complice l’instabilità del Sahel che nella sua parte nord-occidentale si conferma come il nuovo epicentro del terrorismo, la Mauritania svolge ora “un ruolo fondamentale nel garantire la stabilità della regione”.
“La strategia europea prevede l’erogazione alla Mauritania di 210 milioni di euro entro la fine dell’ anno per equipaggiare l’esercito mauritano impegnato a combattere il terrorismo e proteggere il confine orientale con il Mali e rafforzare il partenariato tra Unione Europea e Mauritania”.
Queste le paroledi Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea durante l’incontro avvenuto lo scorso 8 febbraio con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e il presidente mauritano Mohamed Ould El-Ghazouani.
Durante l’incontro si è parlato anche del Global Gateway Africa – Europe Investment Package, il primo piano europeo di investimenti infrastrutturali per l’Africa dal valore di 150 miliardi di euro. Eppure, nonostante gli accordi tra Spagna e Mauritania, questi non sembrano essere una strategia vincente per fermare né le partenze né tanto meno i morti. Secondo l’ONG Caminando Fronteras nel 2023 i morti o dispersi sulla rotta delle Canarie sono aumentati del 177% rispetto al 2022.
Intanto dal 19 febbraio il governo di Madrid ha temporaneamente introdotto nuovi divieti per impedire l’imbarco sui voli con scalo in Spagna ai viaggiatori con passaporto senegalese sprovvisti di visto Schengen. Sviluppo e libertà di movimento, concetti su cui l’Europa ha eretto il suo diritto di esistere, sembrano dover essere due concetti ben separati per l’Africa.
Davvero l’Europa è ancora convinta che sia possibile fermare l’immigrazione clandestina creando sbarramenti fisici o economici? Gli oltre 200 morti dell’ultimo naufragio senegalese lungo le coste della città di Saint Louis ci ricordano, se ancora ce ne fosse bisogno, che la migrazione è un fenomeno strutturale. Più che gestirla e contenerla sarebbe ora di regolarizzarla.
Foto di apertura: Samuel Aranda / Panos / Luz