di Claudia Volonterio
La Namibia, Paese dell’Africa australe solitamente escluso dello scacchiere internazionale per la sua bassa densità di popolazione, sta per farsi strada grazie a un’innovazione dagli ampi risvolti geo-strategici. Nel 2024 sarà finalmente attiva nel Paese la prima centrale elettrica a idrogeno verde dell’Africa, che farà diventare ben presto la Namibia, che fino ad oggi importava il 40% della sua energia dal vicino Sudafrica, un punto di riferimento internazionale per l’energia pulita. L’annuncio è stato dato in questi giorni dalla Reuters. Si tratta di una vera e propria rivoluzione green, verso la completa de-carbonizzazione del Paese.
La Namibia attira sempre più investitori nella nascente industria dell’idrogeno verde. È il caso della società francese HDF Energy, che sta sviluppando un progetto che prevede la realizzazione di una centrale solare fotovoltaica da 85 MWp. Questa elettricità sarà convertita in idrogeno in un’unità di elettrolisi.
Una volta operativa la centrale fornirà energia elettrica 24 ore al giorno, per tutto l’anno e potrà essere utilizzata sia dalle automobili elettriche che dalle industrie. L’identità “eco” dell’idrogeno verde è tale perché viene prodotto unicamente usando energia rinnovabile e naturale, come quella solare ed eolica. La città namibiana scelta per la produzione di idrogeno verde sarà Swakopmund, una città situata sulla costa, tra le motivazioni la sua ampia disponibilità di energia solare, indispensabile per produrre idrogeno verde. In generale la Namibia è caratterizzata da un clima arido e molto sole, almeno 10 ore al giorno e 300 giorni all’anno.
Proprio in queste settimane alcune compagnie petrolifere presenti nel territorio, riporta VOA, hanno scoperto dei nuovi ingenti giacimenti, che hanno messo in crisi il progetto legato all’idrogeno. Se da una parte il governo e varie organizzazioni del Paese spingono affinché si elimini del tutto il petrolio a favore dell’idrogeno verde, che combatterebbe in maniera efficace il brutale impatto della crisi climatica, non mancano le ripercussioni. “Non è facile per la Namibia – sottolinea Herbert Jauch, il capo di un’organizzazione no-profit locale – rinunciare a possibili entrate petrolifere quando le nazioni avanzate stanno ancora facendo un uso massiccio di combustibili fossili”.
La scoperta del petrolio ha coinciso proprio con la messa a punto della centrale a idrogeno verde. Tuttavia, il pericolo ecologico dei combustibili fossili, oltre al fatto che il Paese stava ormai uscendo totalmente da quella direzione fanno sì che ormai il Paese propenda a favorire una scelta ecologica, contro il cambiamento climatico e in nome di una maggiore leadership della Namibia, che comincia proprio dalle energie rinnovabili.
Nonostante l’innegabile impatto positivo di questa energia pulita, non mancano dei risvolti negativi, come riporta il sito Geopolitica.info. Questi hanno a che fare con fattori quali la sicurezza, basti pensare che l’idrogeno è un gas e come tale potrebbe portare a esplosioni, e con i costi esorbitanti che sono necessari agli impianti e al loro funzionamento. Cifre molto elevate che la Namibia potrebbe non essere in grado di sostenere.
Per far fronte a questo possibile risvolto Il governo tedesco ha già deciso di investire 41,8 milioni di dollari nel piano per l’idrogeno verde della Namibia. E anche aziende belghe e olandesi operano nel Paese, anche come tentativo per ridurre la loro dipendenza dall’energia russa. Altri investitori potrebbero farsi avanti vista la portata del progetto.