Di Gianni Bauce
Insegnamenti, strategie e curiosità. Quello che sappiamo della giraffa, l’animale più alto al mondo… con un grande cuore. È un’icona dell’Africa, conosciuta per il suo lungo collo, l’inconfondibile mantello maculato e il portamento elegante. Ma la giraffa è un animale dotato anche di altre caratteristiche eccezionali che non smettono di stupire. Peccato rischi di scomparire
Ndlhulamiti: “più alto degli alberi”. È il nome che Zulu e Matabele danno a uno dei più iconici animali del continente africano, la giraffa (Giraffa camelopardalis), che con la sua eleganza e maestosità ha sempre affascinato esploratori e viaggiatori. Inconfondibile per il lungo collo e il mantello maculato (il cui disegno è un carattere distintivo unico tra individuo e individuo, e distingue anche le 8 sottospecie presenti in Africa), essa può raggiungere i cinque metri e mezzo di altezza. L’animale più alto al mondo.
Un corpo perfetto
Ma un corpo del genere – quello dei maschi può superare la tonnellata – non è semplice da gestire. Così la giraffa ha dovuto sviluppare un cuore eccezionale, enorme, anche di 12 chili di peso, per poter efficacemente irrorare di sangue le parti più alte del suo corpo.
Malgrado il suo grosso muscolo cardiaco, l’altezza e la forza di gravità possono rappresentare un grattacapo. Pensate a quando, alzandoci di scatto, ci gira un po’ la testa: non arriviamo a due metri di altezza eppure il movimento già crea uno scompenso della pressione sanguigna. Immaginate una giraffa quando, finito di bere con il capo al livello del terreno, torna in posizione eretta: nell’arco di un secondo il cervello si solleva di 5 metri… Qualsiasi altro animale sverrebbe all’istante, la giraffa no.
Allo stesso modo, quando dalla posizione eretta si abbassa per bere, il pompaggio del cuore, sommato alla forza di gravità, creerebbe un aumento tale di pressione da far esplodere i vasi cerebrali. Nella giraffa non succede. E pensate a quanti sono costretti a ricorrere a collant contenitivi per le vene varicose: la giraffa, nonostante la sua altezza e la pressione sanguigna unita alla forza di gravità, pare non soffrirne minimamente. Anche in questo caso la sua anatomia fornisce formidabili soluzioni: nella parte più alta del collo, proprio sotto il cranio, ha sede un complesso reticolo di vasi sanguigni che funge da regolatore istantaneo della pressione e consente all’animale rapidi e ampi movimenti della testa verso l’alto o verso il basso, compensando la variazione di pressione ed evitando all’animale di svenire o subire un ictus. Non solo. La conformazione della pelle che avvolge le zampe lavora esattamente come un collant contenitivo, comprimendo i vasi sanguigni ed evitando che si dilatino eccessivamente a causa della pressione.
A tavola con le giraffe
Le giraffe sono erbivori brucatori, cioè si nutrono di foglie, germogli e baccelli che selezionano con la loro lunga lingua bluastra (lunga fino a mezzo metro) – raramente sono state viste pascolare erba. Ruminanti, hanno quattro stomaci, nei quali avviene la digestione per fermentazione. L’altezza consente loro di accedere a nicchie alimentari precluse a molti altri erbivori e per questo le si può notare associarsi con altri animali quali zebre e gnu, con cui non sviluppa alcuna sorta di concorrenza. Le giraffe sono dipendenti dall’acqua e bevono regolarmente e, in quanto ruminanti, non possono sdraiarsi, pena restare soffocate dai liquidi gastrici. Per questo riposano accovacciate nella tipica postura che riscontriamo nei bovini, oppure in piedi, spesso appoggiando la testa alla biforcazione di un ramo.
Un’altra interessante caratteristica è l’abitudine di “masticare” ossa. Non è raro osservare una giraffa raccogliere da terra con la lingua un candido osso e masticarlo come un chewing gum: è una pratica che la rifornisce di sali minerali quando scarseggiano nell’alimentazione abituale.
Società senza legami
Le giraffe emettono pochissimi suoni, limitati a sbuffi, talvolta gutturali nel maschio, mentre i piccoli hanno una gamma più varia e udibile di richiami. Anche le ghiandole odorose sono poco sviluppate e limitano la comunicazione olfattiva, carenza compensata dall’altezza e da una vista straordinariamente acuta, che permette alle giraffe di tenersi in contatto visivo anche a grandi distanze. Pare che una giraffa possa avvistare un predatore a quasi cinque chilometri di distanza.
Animale gregario, la giraffa non vive però in branchi stabili né in gruppi familiari, ma si associa temporaneamente ad altri individui per poi abbandonare il gruppo in qualsiasi momento e unirsi a un altro; soltanto i piccoli restano stabilmente nelle vicinanze della madre fino allo svezzamento. I maschi competono tra loro solo durante l’estro delle femmine, ingaggiando spettacolari combattimenti a colpi di corna, portati con violenza dal lungo collo flessuoso. Generalmente, però, un maschio di rango elevato impone il suo status semplicemente con la propria postura e presenza. I giovani maschi si associano in piccoli gruppi di scapoli e abbandonano il territorio natale migrando verso nuove aree, garantendo in tal modo lo scambio genetico all’interno della specie. Con la maturità tenderanno a divenire solitari.
Come nasce una giraffa
Le giraffe non hanno un particolare periodo riproduttivo durante l’anno, anche se le nascite sono più frequenti nella stagione delle piogge. I maschi, che hanno raggiunto la maturità sessuale intorno ai sette anni di età, vagano di gruppo in gruppo cercando femmine ricettive: il corteggiamento si svolge attraverso l’approccio, l’assaggio delle urine della femmina (per controllarne la ricettività), una marcia rituale in cui i due procedono appaiati.
Dopo una gestazione lunga anche 15 mesi, le madri danno alla luce un solo piccolo. Il neonato riesce ad alzarsi sulle zampe entro i primi 15 minuti di vita. Durante le prime settimane, madre e piccolo vivono isolati, in modo da rafforzare l’unione e consentire al piccolo di imparare a riconoscere il disegno unico del mantello della madre. Il cucciolo viene allattato fino ai 3 o 4 mesi, dopodiché inizia a ruminare, per diventare indipendente a un 1 anno di età.
Se un adulto può ritenersi relativamente invulnerabile ai predatori (solo un branco di leoni esperto e numeroso può abbattere una giraffa adulta), i piccoli sono invece prede facili. Di conseguenza essi passano molto tempo immobili, sia per non farsi individuare sia per cercare di dirottare le energie verso la crescita corporea piuttosto che per compensare inutili dispendi energetici.
In pericolo di estinzione?
Un tempo diffusa in tutte le regioni semiaride di savana, oggi la giraffa è sparita da molti dei suoi territori natali, risultando estinta in vaste regioni del Sahel e del Corno d’Africa. In Africa la decimazione procede a ritmi allarmanti: secondo le ultime stime, ne rimangono 117.000 (di cui 68.000 adulti), con un calo di quasi il 40% rispetto a trentacinque anni fa. Benché non sia difficile incontrarle nei principali parchi turistici, sono completamente scomparse in ben sette Paesi africani, spingendo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) a lanciare l’allarme e a classificarle «animali vulnerabili». Alcune sottospecie sono state dichiarate in via di estinzione o in pericolo critico (esistono, per esempio, meno di duemila giraffe Kordofan).
A falcidiare la popolazione dei mammiferi più alti del mondo è soprattutto la privazione di spazi e di risorse: negli ultimi trecento anni le giraffe hanno perso il 90% del loro habitat naturale a causa della deforestazione, dell’espansione delle attività agricole e di allevamento e, in misura minore, anche per la caccia incontrollata e le instabilità politiche e sociali di alcune regioni del continente.
Questo articolo è uscito sul numero 4/2024 della rivista Africa. Clicca qui per acquistarne una copia.