La Sierra Leone, piccola nazione dell’Africa occidentale con oltre 300 km di costa, situata tra la Guinea e la Liberia, potrebbe diventare oggi una meta turistica ambita: ne è convinta una nuova generazione di sierraleonesi determinata a mostrare al mondo le numerose attrattive e bellezze di questo Paese, riporta la Bbc. L’obiettivo è lasciarsi alle spalle il passato segnato della guerra civile e dall’epidemia di Ebola del 2014. Il conflitto, durato 11 anni e conclusosi nel 2002, ha causato oltre 50.000 morti e costretto 2,6 milioni di persone ad abbandonare le proprie case.
Ricca di spiagge meravigliose, come Tokeh (foto di apertura) e Bureh, la Sierra Leone è lo scrigno delle lussureggianti foreste pluviali di Gola e Tiwai Island e del Monte Bintumani, una delle vette più alte dell’Africa occidentale, con paesaggi da sogno e una biodiversità unica. La foresta pluviale di Gola e il santuario di Tiwai Island ospitano infatti scimpanzé, cercopitechi Diana, antilopi Bongo e più di 320 specie di uccelli. A nord il parco nazionale di Outamba-Kilimi ospita ippopotami, elefanti e scimmie colobo.

Nonostante queste ricchezze, l’eredità della guerra e di ebola hanno pesato a lungo sul Paese e il turismo ha faticato a ingranare. I visitatori sono ancora pochi rispetto alle vicine Senegal o Ghana. Ma le cose potrebbero cambiare presto. Il turismo sta diventando una priorità per la Sierra Leone. La Banca Mondiale sta investendo molto nel turismo sostenibile per l’ambiente (ecoturismo). Un esempio di ecoturismo è Bafa, un eco-resort situato all’estremità settentrionale delle Banana Islands, arcipelago a sud di Freetown, tragicamente note come punto di partenza per la tratta degli africani ridotti in schiavitù. Il proprietario, Wissam Stanger Sfeile, fa parte di una nuova generazione di imprenditori che investono nel turismo per trasformare e ridefinire l’immagine del Paese.