In sette anni, l’insurrezione di Boko Haram in Nigeria ha causato 9 miliardi di dollari di danni. I più colpiti sono i sei Stati nord-orientali della federazione nigeriana. A sostenerlo è il Vicepresidente Yemi Osinbajo. Il dato, di per sé impressionante, potrebbe essere addirittura sottostimato. A marzo, infatti, un rapporto della Banca mondiale aveva stimato in 5,9 miliardi i danni causati dai jihadisti nel solo Stato di Borno (il più colpito dalla violenza dei miliziani islamici).
Queste cifre sono relative ai danni materiali. Ad essi vanno aggiunti quelli subiti dalle persone. Sempre secondo le autorità nigeriane, l’insurrezione avrebbe causato almeno ventimila morti e avrebbe costretto 2,3 milioni di persone a lasciare il Nord-Est della Nigeria.
Le autorità di Yobe sostengono che solo nel loro Stato ci sarebbero più di 300mila sfollati, la maggior parte di essi vive in condizioni difficilissime in campi senza i servizi essenziali. D’altra parte, nello stesso Stato di Yobe, i miliziani jihadisti hanno distrutto 1.098 centri medici e scuole negli ultimi cinque anni.
Negli ultimi mesi Boko Haram ha subito l’offensiva portata dagli eserciti coalizzati di Ciad Camerun, Niger e Nigeria. Nonostante ciò ha ancora una forte presa sul territorio. Alcune voci nigeriane indipendenti sostengono che controlli ancora la metà dello Stato del Borno. Non gli mancano le risorse finanziarie. Si finanzia con le rapine, le estorsioni e con una serie di altre attività criminali: dal narcotraffico alla vendita illegale di avorio passando per la tratta di esseri umani. Inoltre Boko Haram non è isolato: si è alleato con lo Stato islamico e mantiene una fitta rete di contatti con le formazioni jihadiste che operano nel Sahel. Boko Haram poi mantiene alcuni appoggi, più o meno velati, tra le formazioni islamiche più estremiste ai cui occhi il governo centrale è colpevole di perseguitare i musulmani e opprimere le popolazioni a favore dei cristiani del Sud.