La scommessa di Addis Abeba sul Mar Rosso scuote il Corno e allerta Mogadiscio

di claudia
Corno d'Africa

di Michele Vollaro

Le ambizioni dell’Etiopia di ottenere un accesso al Mar Rosso attraverso il Somaliland hanno inasprito le tensioni nel Corno d’Africa, spingendo Somalia, Egitto ed Eritrea a stringere alleanze difensive contro Addis Abeba. L’instabilità interna dell’Etiopia e le alleanze regionali complicano la situazione, aumentando i rischi per la stabilità della regione.

Si fanno sempre più concreti i timori di una possibile degenerazione dello stato della sicurezza e della stabilità nel Corno d’Africa, in particolare da quando, nell’ultimo anno, l’Etiopia ha intrapreso una manovra strategica per ottenere un accesso diretto al Mar Rosso, firmando un accordo con la regione autonoma del Somaliland per l’uso delle sue infrastrutture portuali. A ricordarlo è il portale informativo Hiiraan che in un approfondimento pubblicato oggi sul suo sito internet sottolinea come questo tentativo di ridurre la dipendenza dall’unico sbocco marittimo attuale, a Gibuti, abbia provocato una reazione immediata nella regione, portando a una crescente sentimento anti-etiopico tra i vicini Paesi di Somalia, Eritrea ed Egitto.

Il memorandum d’intesa, firmato a gennaio, implica infatti anche il futuro riconoscimento dell’indipendenza della regione da parte di Addis Abeba, alimentando le tensioni con la Somalia che rivendica il Somaliland come parte del proprio territorio. La risposta della Somalia al crescente potere dell’Etiopia è stata sia diplomatica sia militare. Nell’agosto 2024, la Somalia ha firmato un patto di difesa bilaterale con l’Egitto, accelerando il suo rafforzamento militare. Da allora, le truppe egiziane sono arrivate a Mogadiscio e molteplici spedizioni di armamenti, tra cui sistemi antiaerei e anticarro, hanno rafforzato le capacità di difesa della Somalia. Mentre queste armi sono apparentemente destinate alla lotta contro al-Shabaab, la loro natura pesante suggerisce che siano destinate anche a più ampi scontri militari. Inoltre Mogadiscio ha anche intensificato la cooperazione con l’Eritrea, preoccupata dall’espansione etiopica nella zona, mentre questa settimana ha approvato un accordo di cooperazione in materia di difesa e sicurezza anche con la Tanzania.

Secondo Hiiraan, la strategia etiopica riflette la volontà del primo ministro Abiy Ahmed di assicurare un accesso stabile alle risorse e al commercio marittimo, considerato vitale per un Paese privo di sbocchi al mare e segnato da tensioni interne. Tuttavia, l’intenzione dichiarata dell’Etiopia di stabilire una presenza navale nel Mar Rosso preoccupa il governo del Cairo, che teme ripercussioni sui suoi interessi strategici, già minacciati dal conflitto sul controllo delle risorse idriche del Nilo, in particolare dopo la costruzione della Diga del Rinascimento (Gerd).

L’alleanza tra Egitto, Eritrea e Somalia rappresenta un forte contrappeso alle ambizioni etiopiche e mira a contenere l’influenza di Addis Abeba nella regione. Anche Gibuti, tradizionale partner commerciale dell’Etiopia, è in bilico: ha risposto all’accordo cercando di attrarre Addis Abeba con l’offerta di nuovi sbocchi portuali, pur mantenendo rapporti stretti con l’Egitto.

A complicare le ambizioni esterne dell’Etiopia c’è la sua fragilità interna. Il Paese si sta ancora riprendendo dalle conseguenze della guerra del Tigray, che si è conclusa con una pace precaria nel 2022, ma ha lasciato l’Etiopia divisa internamente. I gruppi di insorti in Oromia, Amhara e Tigray continuano a sfidare il governo centrale, mettendo a dura prova l’esercito etiope e limitandone la capacità di proiettare potere all’esterno.

Secondo alcuni analisti, quindi, la situazione nel Corno d’Africa potrebbe evolvere rapidamente nei prossimi mesi, con possibili ripercussioni sulle dinamiche geopolitiche dell’area e sulla stabilità dell’intero continente.

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