Secondo le ultime stime la siccità, la conseguente carestia e la malnutrizione stanno mettendo a rischio in una vasta regione dell’Africa quasi due milioni di bambini. I paesi più colpiti sono la Nigeria, la Somalia e il Sud Sudan.
Non si può non denunciare che per questa situazione drammatica le maggiori responsabilità sono dell’uomo. Le popolazioni di questi paesi sono abituate a convivere periodicamente con la siccità e di solito hanno strategie efficaci per affrontarle e limitare i danni. La siccità invece diventa drammatica quando è associata a qualcosa provocato dagli uomini: guerre, conflitti a bassa intensità che limitano i movimenti, confini divenuti intoccabili e causa di contrasti tra i paesi.
Nel dettaglio il Sud Sudan è un esempio lampante. La guerra – che sembra non avere soluzioni diplomatiche – è la causa principale di questa situazione: quasi 300mila bambini sono gravemente malnutriti. Le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite stimano che se non sarà fatto nulla per bloccare la gravità e la diffusione della crisi alimentare, il numero totale di persone colpite nel paese ci si aspetta crescerà da 4,9 a 5,5 milioni con il culminare della stagione secca a luglio. Una vera catastrofe umanitaria.
In Somalia, la siccità sta minacciando una già fragile popolazione danneggiata da anni di conflitto. Circa la metà della popolazione di poco più di sei milioni di persone stanno affrontando una grave situazione di insicurezza alimentare e hanno bisogno di assistenza umanitaria. Si prevede che circa 185.000 bambini soffriranno di malnutrizione acuta grave, nei prossimi mesi questo dato ci si aspetta arriverà a 270.000.
Nel Nordest della Nigeria, il numero di bambini colpiti da malnutrizione acuta grave ci si aspetta che quest’anno arriverà a 450.000 negli stati colpiti dal conflitto di Adamawa, Borno e Yobi. Bambini a parte in Nigeria oltre due milioni di persone hanno bisogno di assistenza e vivono in campi profughi non organizzato perchè il territorio è a rischio attacchi di Boko Haram. Ai due milioni di nigeriani vanno sommate altre centinaia di migliaia di persone dei paesi vicini – Camerun, Niger e Ciad – che si sono rifugiate intorno al lago Ciad.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)