La Sierra Leone scommette sulla scuola

di claudia
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di Claudia Volonterio

Puntare sull’istruzione per far crescere il Paese: sembra essere questa la strategia politica del presidente della Sierra Leone, Julius Maada Bio, ha messo in atto di recente destinando il 22 percento del bilancio statale alla scuola per permettere l’abolizione delle rette scolastiche che pesano sulle famiglie. Una decisione che spicca aldilà dei confini dell’Africa, poiché si tratta di una delle delle percentuali più alte al mondo.

“Il paese non può svilupparsi se tutti i bambini non vanno a scuola”: ha commentato così al Guardian il presidente della Sierra Leone in merito alla sua decisione di destinare quasi un quarto del bilancio nazionale all’istruzione. Complice forse anche la sua stessa esperienza personale. Maada Bio racconta infatti di essere andato a scuola ai tempi inizialmente senza nemmeno le scarpe. Se qualcosa è cambiato nel suo cammino lo deve di certo all’istruzione.

L’obiettivo del governo è ora mandare a scuola tutti offrendo un’istruzione gratuita e di qualità che non lasci indietro nessuno, in particolare le persone emarginate. Una novità importante rispetto agli anni scorsi quando la percentuale assegnata alla scuola era la metà. In questo programma “pro scuola” sono al centro le ragazze, che fino a poco tempo fa erano le principali protagoniste dell’abbandono scolastico nel Paese. Ora, anche se incinte, vengono supportate affinché possano rimanere e studiare. Fino al 2020, riporta il Guardian, alle studentesse incinte era vietato proseguire gli studi. Passi in avanti sono stati fatti anche nelle “quote rosa” per l’insegnamento: non solo le alunne, ma anche le insegnati donna saranno di più e il programma intende favorire la loro assunzione.

La nuova policy del governo in materia ha già portato dei risultati: sono un milione gli studenti in più nelle scuole. Un risultato che lascia ben sperare in un Paese che deve ancora fare i conti con un alto tasso di analfabetizzazione (meno della metà degli 8 milioni di cittadini del paese sono alfabetizzati).

La mossa del presidente è stata ben accolta in generale, ma c’è chi pensa che il governo invece che nella scuola dovrebbe stanziare più fondi per far fronte alla crisi economica. L’insofferenza per la crisi ha di fatto scaturire pesanti proteste alla fine di agosto, quando ventuno manifestanti e sei agenti di polizia sono stati uccisi a Freetown durante le rivolte.

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