La “Sirena nera” di Soweto

di claudia
Zandile Ndhlovu

Zandile Ndhlovu, 33 anni, originaria di Soweto, sobborgo di Johannesburg, è la prima istruttrice nera di apnea del Sudafrica. Lei stessa si autodefinisce la “Sirena Nera”, nome che ha dato anche alla sua fondazione che aiuta i sudafricani a innamorarsi dell’oceano, contro ogni pregiudizio che vede l’immersione come uno sport “da bianchi”, come viene ancora considerato, lavorando per far diventare l’oceano uno spazio più inclusivo.

Ha dei lunghi capelli blu intrecciati che ricordano già di per sé la chioma di una sirena: la sudafricana Zandile Ndhlovu ha scelto di vivere la sua passione per l’oceano e farla diventare un lavoro un po’ per caso. Solo cinque anni fa, racconta alla Bbc, ha avuto il primo incontro con l’oceano durante un viaggio a Bali. Prima di allora, racconta, non era mai stata tra le onde, complice un preconcetto diffuso quale “i neri non nuotano”. L’incontro con l’oceano è stato talmente rivoluzionario che A Ndhlovu ha cambiato ogni prospettiva. “E’ l’unico posto in cui sento un senso di appartenenza”, ha spiegato alla Cnn. Tre anni fa è diventata la prima istruttrice di immersione nera del Sudafrica.

Non mancano le difficoltà. Riferisce infatti di essere sempre l’unica persona nera della barca e di come questo debba cambiare. Per questo ha fondato un’associazione “Black Marmaid” che si adopera per rompere le barriere, far conoscere la bellezza e l’accoglienza e la grandezza dell’oceano, affinché tutti i bambini dalla pelle scura non si sentano esclusi, ma affascinati e coinvolti dalle onde, accessibili a tutti.

I pregiudizi e l’avversità delle comunità black verso l’oceano ha radici storiche che poggiano sulla memoria della tratta. “L’oceano è stato confezionato come uno spazio spaventoso nelle comunità nere, spiega l’istruttrice alla Cnn. “Uno, perché i nostri genitori non sapevano necessariamente nuotare, quindi se qualcosa va storto, non c’è niente che nessuno possa fare.” In secondo luogo, spiega, c’è l’impatto duraturo della tratta transatlantica degli schiavi al largo delle coste del Sudafrica. “Quando si guarda alla schiavitù, le persone venivano gettate sulle barche in questi oceani… (quel) trauma è stato tramandato attraverso la storia”, dice Ndhlovu.

Per il suo impegno sociale Ndhlovu è stata nominata come una delle 100 donne del 2023 dalla BBC. Gli orizzonti suoi e della fondazione sono sempre più ampi, rivolti anche all’ambiente. La giovane intende non solo convincere i sudafricani ad innamorarsi dell’oceano, ma anche ad amarlo e rispettarlo nella sua fragilità ambientale.

Questo lavoro inizia dai più piccoli: la sua fondazione lavora per la costruzione in tutto il paese di “hub oceanici”, ovvero “spazi ispirati all’oceano con libri e un luogo dove i bambini possono giocare e fuggire dalla quotidianità”.

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