La Somalia attende una nuova carestia

di claudia
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La Somalia sta per fare i conti con una catastrofe umanitaria senza precedenti nella sua storia. 7,8 milioni di persone, quasi la metà della popolazione, è colpita dalla siccità, la peggiore degli ultimi quarant’anni. La carestia sta già mordendo e se non si mettono in atto azioni concrete da parte della comunità internazionale, migliaia di persone, soprattutto bambini, rischiano di morire di fame. La stagione delle piogge, prevista per ottobre, sarà per la quinta volta consecutiva insufficiente, per quantità d’acqua, a dare respiro a milioni di somali

di Angelo Ferrari – AGI

La Somalia sta andando incontro a una catastrofe senza precedenti nella sua storia. La carestia sta già mordendo e se non si mettono in atto azioni concrete da parte della comunità internazionale, migliaia di persone, soprattutto bambini, rischiano di morire per fame.

La stagione delle piogge, prevista per ottobre, sarà per la quinta volta consecutiva insufficiente, per quantità d’acqua, a dare respiro a milioni di somali. L’allarme, che ha assunto anche i toni dell’ultimatum, è stato lanciato da Martin Griffiths, capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari (Ocha), durante un incontro con la stampa nella capitale somala Mogadiscio.

“La carestia bussa alle porte – ha detto Griffiths – Oggi c’è l’ultimo avvertimento. Gli ultimi dati mostrano indicazioni concrete che una carestia si verificherà tra ottobre e dicembre di quest’anno”, in particolare in due distretti nel sud del paese, quelli di Baidoa e Buurhakaba. Griffiths si è detto “profondamente scioccato dal livello di dolore e sofferenza che tanti somali stanno sopportando”. Durante la sua visita a Baidoa, Griffiths ha visto “bambini così malnutriti che riuscivano a malapena a parlare”. Proprio Baidoa, secondo i dati dell’Ocha, sarebbe l’epicentro del disastro umanitario imminente e annunciato da tempo.

In tutto il paese un totale di 7,8 milioni di persone, quasi la metà della popolazione, è colpita dalla siccità, di cui 213mila sono in grave pericolo di fame, secondo i dati delle Nazioni Unite. La fame e la sete hanno gettato sulle strade, senza nulla, più di un milione di persone nel solo 2021.

La Somalia sta vivendo la sua terza siccità in un decennio, la peggior degli ultimi quarant’anni, superando quelle terribili del 2010-2011 e del 2016-2017 in termini di durata e gravità. Questa siccità è il frutto di una sequenza di almeno quattro stagioni della pioggia insufficienti.

L’Organizzazione metereologica mondiale, agenzia delle Nazioni Unite, ha allertato alla fine di agosto dell’alta probabilità che anche la prossima stagione delle piogge, prevista per ottobre e novembre, sarà un fallimento per la scarsità d’acqua. La siccità, fino a ora, ha decimato le mandrie, essenziali per la sopravvivenza di una popolazione in gran parte dedita alla pastorizia, nonché i raccolti, già devastati da un’invasione di locuste che ha attraversato il Corno d’Africa tra la fine del 2019 e il 2021.

Le conseguenze, poi, della pandemia da coronavirus hanno reso la vita di molti somali ancora più precaria. Anche l’insicurezza sta giocando un ruolo drammatico per le popolazioni. Molta parte dei territori sono controllati dai jihadisti di Al Shabaab, organizzazione legata ad Al Qaeda, rendendo difficoltosa la distribuzione di aiuti umanitari. È di sabato scorso un attacco a un convoglio di aiuti umanitari nella Somalia centrale, che ha provocato 25 morti. I veicoli trasportavano cibo e altri aiuti umanitari.

Questa è una strategia consolidata di Al Shabaab: controllare il territorio e farsi garante della sopravvivenza delle popolazioni anche attraverso gli aiuti umanitari, per questo non tollerano che altri possano portare aiuti. Ecco il perché dell’attacco al convoglio di sabato scorso.

L’insicurezza rimane, dunque, una spina nel fianco anche per il neo presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud, e, per ora, non ha dato frutti la sua azione politica di integrare nel governo del paese ex esponenti di Al Shabaab che hanno ripudiato il terrorismo, lo si è visto plasticamente con l’attacco a un hotel di Mogadiscio ad agosto e ribadito con quello di sabato scorso.

A tutto ciò, negli ultimi mesi, si è aggiunta l’invasione russa dell’Ucraina che ha avuto un impatto drammatico sulla Somalia, la cui fornitura di grano era basata, per il 90%, su questi due paesi. I prezzi di alcune materie prime, inoltre, sono esplosi. In un rapporto dell’Ocha, pubblicato a luglio, si legge che in “alcune parti della Somalia, i prezzi degli alimenti di base, come il sorgo rosso, sono aumentati al di sopra dei livelli visti durante la carestia del 2011”.

La popolazione è arrivata a un punto di rottura, in termini di mezzi delle persone per produrre cibo e guadagnare un reddito, per questo “è urgente un intervento su larga scala per salvare vite ed evitare la fame”, spiega l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao).

La Somalia è stata colpita nel 2011-2012 da una carestia che ha ucciso circa 260mila persone, la metà delle quali erano bambini sotto i cinque anni. Nel 2017 è stata evitata una nuova catastrofe grazie alla tempestiva mobilitazione della comunità internazionale. Ma quest’anno, di fronte alla molteplicità delle emergenze umanitarie – Yemen, Afghanistan, Ucraina – i tanti appelli lanciati dalle Ong umanitarie e dalla Nazioni Unite per evitare una tragedia – non solo in Somalia ma in tutto il Corno d’Africa, Etiopia e Kenya – sono stati poco ascoltati. Già a fine giugno, l’Ong Save The Children, aveva avvertito la comunità internazionale che la Somalia stava avanzando “come una sonnambula verso una carestia catastrofica”.

Angelo Ferrari – Agi

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